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Benevento – “Il Consiglio Comunale è la casa di tutti: sindaco, giunta, consiglieri, cittadini, organi dell’informazione. E chi vince le elezioni acquisisce il diritto e il dovere di amministrare la Città, ma non certo la proprietà delle istituzioni, né il potere di cacciare la stampa e zittire le opposizioni”.

Così in una nota stampa ‘Alternativa per Benevento’ (gruppi consiliari Pd, Città Aperta, Civici e Riformisti, Centro Democratico) a commento del Consiglio Comunale tenutosi questa mattina.

Mai – prosegue la nota – pensavamo di poter assistere a Benevento a uno spettacolo indecoroso come quello avvenuto questa mattina. Agli inizi della seduta, infatti, alla Polizia Municipale è stato addirittura chiesto di allontanare i giornalisti presenti. Un gesto grave di per sé, ma ancor più incomprensibile dato che non era stato in alcun modo annunciato ai professionisti dell’informazione che la seduta si sarebbe svolta ‘a porte chiuse’. Ai giornalisti, ovviamente, va tutta la nostra solidarietà”.

“Come non bastasse il sindaco Clemente Mastella ha ribadito, con parole e comportamenti, il suo disprezzo per l’assemblea tutta. Seppur presente a palazzo Mosti, ha preferito seguire i lavori dalla sua stanza: una cosa esilarante, con Mastella in collegamento, provvisto di enormi cuffie a mó di radiocronista, mentre a due passi, nell’aula consiliare si svolgeva il dibattito. Il colmo si è però raggiunto allorquando lo stesso Mastella, dopo aver polemizzato – sempre in streaming dalla stanza a fianco- con frasi scomposte e argomenti fantasiosi con i consiglieri di opposizione (rei di presentare interrogazioni e mozioni a lui non gradite), ha impedito a questi ultimi di replicare… ordinando lo spegnimento dei microfoni. Insomma: da una parte il Consiglio Comunale che ha provato a lavorare seriamente, pur dando vita ad un vivace confronto sui temi; dall’altra un Sindaco perennemente impegnato a fare le bizze e a trascendere in inutili polemiche.

“Più volte Mastella ha ricordato i suoi trascorsi da parlamentare e da ministro. A quanto pare, purtroppo, non gli sono serviti un granché: il suo inadeguato contegno istituzionale non ha infatti eguali in Italia. Non per questo, però, ci lasceremo intimidire e zittire. Una cosa è la grande impresa di spegnere i microfoni, altra, è ben più ardua, è quella di silenziare tante voci di donne e uomini liberi e non addomesticabili”.