di Valentina Scognamiglio
C’è un re che deve morire. E perché deve morire? In fondo lui è il re dell’Universo. Ma tutti dobbiamo morire, anche lui che è il sovrano ed ha vissuto più di tutti. Eppure anche il re Bèrenger ha timore della morte, la rifugge con tutto se stesso. È certo che non morirà mai perché “Non è naturale morire se non lo si vuole e io non voglio morire” afferma con convinzione.
Ma la prima consorte, la regina Marguerite, con durezza gli fa capire che questa è la sorte che spetta a tutti e che nemmeno lui può sottrarsi alla morte e allora il re accetta a malincuore il suo destino, ma teme che quando non ci sarà più nessuno si ricorderà di lui “Che ci si ricordi di me, che si pianga per me!” chiede terrorizzato al suo popolo. Ed è così che alla fine, come anticipato dai personaggi, il re muore. E questa storia non è altro che una limpida metafora della vita sapientemente diretta da Maurizio Scaparro e magistralmente interpretata da Edoardo Siravo andata in scena ieri sera al Teatro Comunale in apertura della stagione teatrale invernale di Città Spettacolo le cui musiche sono firmate Nicola Piovani.
Una geniale commedia dell’assurdo portata in scena per la prima volta sessant’anni fa eppure così tanto attuale e che di assurdo, se ci si riflette bene, non ha poi così tanto. Uno scenario catastrofico quello che descrive Eugéne Ionesco che tuttavia è lo specchio dei tempi che stiamo vivendo. Un virus ed una guerra che stanno distruggendo, nello spettacolo come nel mondo reale, la nostra società.
Eppure la leggerezza con cui i personaggi vengono portati in scena e la sublime interpretazione degli attori, tra i quali ricordiamo anche Isabel Russinova e Gabriella Casali, fanno sì che il percorso attraverso cui il re arriva alla morte, per quanto spaventoso, sia alla fine calmo e lontano dalle paure che hanno accompagnato il sovrano per tutto lo spettacolo. E così gli attori, sotto la direzione di Scaparro, ci accompagnano verso una riflessione importante sulla vita e sulla morte perché in fondo siamo un po’ tutti re Bérenge.