Airola (Bn) – Il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, si è recato presso il carcere minorile di Airola, dove qualche giorno fa alcuni detenuti di origine tunisina e marocchina hanno smontato la porta blindata della propria stanza di pernottamento per cercare uno scontro fisico con altri ristretti italiani. Fortunatamente, grazie al pronto intervento degli agenti di polizia penitenziaria, non è avvenuto nessuno scontro fisico.
Così esordisce Ciambriello all’uscita: “Esprimo grande solidarietà e preoccupazione verso gli agenti. Oggi con 33 detenuti presenti all’IPM di Airola erano presenti solo 2 agenti di polizia penitenziaria, rispetto agli 8 agenti previsti, più l’ispettore. L’ispettore, dopo qualche minuto di mia attesa, ha dovuto aprire la sezione dove erano presenti i detenuti che escono al lavoro esterno in articolo 21”.
Nel carcere minorile di Airola sono previsti in pianta stabile 40 agenti penitenziari, un folto numero di educatori e una psicologa. Mancano con presenza costante sia i mediatori linguistici che uno psichiatra.
Il Garante Ciambriello così conclude: “Un ragazzo si trova ricoverato a Benevento piantonato da due agenti. Ancora una volta, qui all’ospedale di Benevento San Pio manca un reparto detentivo per i detenuti. Ho parlato con decine di detenuti, coinvolti e non negli scontri di questa settimana, che scontano vite mozzate da violenze, precarietà economiche e affettive, che li precedono per (in)cultura e li superano per età. Sono troppo adolescenti per non pensare a un futuro diverso. Io credo che istruzione, orientamento professionale e cultura sono la cura. Sulla giustizia minorile c’è una rivoluzione incompiuta, un fallimento dovuto anche al fatto che il modello degli Istituti penali per minorenni, come quello delle comunità, non può reggere una presenza contemporanea di minorenni, giovani adulti, stranieri, adolescenti con doppia diagnosi: c’è una miscela esplosiva di più problemi.
Dopo oltre trent’anni dall’entrata in vigore della riforma dell’88, fiore all’occhiello della giustizia minorile del nostro paese, dal valore garantista e tutelante per i minori, bisogna fare un bilancio e apportare necessarie integrazioni, correttivi, “manutenzione” di professionalità adatte non a custodire, ma ad accudire e prevenire dentro e fuori la devianza. La politica deve mettere in campo una vera concertazione e dare sul serio un segnale di cambiamento che tutti attendono e non è più rinviabile anche alla luce di fatti di cronaca avvenuti nel carcere minorile di Airola, di Nisida o di alcune comunità. I trasferimenti dei soggetti più difficili in altri luoghi di pena costituiscono una risposta superficiale di ordine e sicurezza e rappresentano la cronaca quotidiana di un fallimento collettivo. Gli istituti penali per i minorenni vivono una precarietà e lo Stato deve garantire un futuro per questi ragazzi, da cittadini che si devono nutrire non di pane e illegalità, ma di diritti e responsabilità, doveri e felicità”.