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“Ieri, è stato votato all’unanimità un provvedimento molto importante per l’agricoltura italiana, “Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile”, di sicuro aiuto ai coltivatori ed a vantaggio dei consumatori. 
Un plauso agli agricoltori che, con tanti sacrifici e con il loro duro lavoro, non fanno mai mancare il cibo sulle nostre tavole… andrebbero incentivati e ringraziati sempre, e molto di più. Sono due anni che tribolano. La pandemia ha contribuito molto a fare danno anche nel loro settore, ed ora il conflitto di guerra, con tutte le sue conseguenze, caro gas ed elettricità, sta facendo il resto. Mi auguro che ci siano sempre più provvedimenti a loro tutela”. Così la Sen. della componente IDEA-CAMBIAMO!-EUROPEISTI-NOI DI CENTRO (Noi Campani) del gruppo Misto, Sandra Lonardo.
 
Di seguito il testo della dichiarazione di voto della Sen. Lonardo depositato in Senato:
 
“Grazie Presidente, Colleghi, Governo,
 
Oggi, qui, manifesto la mia preoccupazione per le enormi implicazioni che il conflitto fra Russia e Ucraina sta comportando per l’Italia. 
Implicazioni che si riflettono non solo sull’approvvigionamento energetico, ma anche su quello agroalimentare.
Lo scenario che abbiamo davanti ci impone di tenere alta l’asticella dell’attenzione. 
 
Siamo dinanzi a una crisi senza precedenti che sta investendo rapidamente interi settori di primaria importanza.
 
Le conseguenze del conflitto rischiano di essere devastanti e di mettere a rischio i principali comparti produttivi e le famiglie italiane. 
Gli effetti sulla filiera agroalimentare italiana sono già evidenti:  
l’esplosione dei costi di produzione, dall’energia ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi, fino ai mangimi per alimentare il bestiame, stanno già provocando una netta diminuzione delle produzioni agricole e di quelle ittiche.
Un’altra tempesta quindi si sta abbattendo su un comparto che ha dato molto in questi due anni di pandemia. 
 
E’ forte la preoccupazione per le gravi ripercussioni che quanto sta accadendo può avere sulla nostra agricoltura, c’è il rischio reale che le imprese agricole non riescano a reggere a lungo l’urto.
I prezzi del grano sono balzati del 5,7% in un solo giorno raggiungendo il valore massimo, l’aumento delle quotazioni delle materie prime sta interessando anche i prodotti base per l’alimentazione degli animali negli allevamenti, come la soia che ha raggiunto il massimo dal 2012 cosi come pure  il mais.
 
La filiera agroalimentare italiana rischia di essere messa in crisi in modo difficilmente reversibile dalle nuove sanzioni scaturite dal conflitto tra Russia ed Ucraina.
In pericolo ci sono le produzioni e le vendite degli elementi che sono alla base della nostra dieta mediterranea come vino, pasta e olio.
            
I rincari provocheranno impatti pesanti, in particolare sulle fasce più povere della popolazione, per le quali il cibo, le utenze domestiche ed il carburante, incidono fortemente sui loro bilanci familiari.
 
Questi impatti economici negativi sono il prezzo che paghiamo alla guerra e sono sicuramente poca cosa rispetto alla devastazione e alle perdite di vite umane provocate sul terreno di scontro, ma le conseguenze economiche, sociali e culturali, se non controllate, potrebbero essere devastanti.
Urgono interventi di emergenza, nella attesa che la diplomazia riprenda la guida della storia.
 
Quanto sta accadendo, inoltre, deve restituire centralità a una riflessione finora trascurata: 
la globalizzazione e le relazioni commerciali hanno reso la maggior parte delle nazioni, compresa l’Italia, dipendenti dai mercati esteri e dalle importazioni.  
           
La crisi attualmente in atto sta facendo emergere la fragilità di questo modello. 
 
L’intero settore alimentare è in questo momento esposto a diversi tipi di carenze delle materie prime, a maggior ragione quelle che devono compiere lunghe percorrenze prima di arrivare sulle nostre tavole.
 
E’, dunque, doveroso domandarsi quanto l’attuale sistema globalizzato sia affidabile per assicurare l’approvvigionamento, anche in situazioni di crisi ed emergenza. 
Negli ultimi anni il grado medio di auto-approvvigionamento dei prodotti agricoli in Italia è calato a circa il 75%. 
 
Il nostro Paese dipende dalle importazioni per gran parte dei prodotti agricoli come carne, latte, cereali, legumi.
 
L’allarme globale provocato prima dalla pandemia, ora dal conflitto tra Russia e Ucraina deve far emergere una maggior consapevolezza del valore strategico della filiera del cibo. 
La situazione ha messo a nudo tutte le fragilità sulle quali intervenire, con un piano per raggiungere l’autosufficienza alimentare.
 
Ancora di più in virtù di questo nuovo e imprevedibile scenario, il DISEGNO DI LEGGE:
“Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile” 
finalizzato a porre punti fermi in uno dei settori leader della nostra agricoltura, quello legato alla produzione a chilometro zero e a filiera corta, è evidentemente il risultato di uno sforzo di lungimiranza e di una visione che, anche con il senno di poi, è andata nella direzione giusta. 
 
La filiera corta, oltre a rappresentare un elemento di dinamismo per l’azienda agricola e lo sviluppo locale, costituisce un’opportunità per il produttore e per i consumatori. 
 
Ancora di più in questo momento.
 
La promozione del consumo di prodotti a chilometro zero e a filiera corta risponde alla ulteriore necessità di dare una risposta alla domanda di quei segmenti del consumo critico e responsabile che chiede prodotti sani e a minor impatto ambientale.  
      
Del resto, l’Italia è leader in Europa nella produzione di prodotti sani e a basso impatto ambientale con 80 mila operatori e 2 milioni di ettari coltivati, pari al 15,8 % della superficie agricola utilizzabile nazionale.
 
Negli ultimi dieci anni, i terreni coltivati con questo metodo sono aumentati di oltre il 75% e i consumi sono più che triplicati. 
  
Sulla base dei dati dell’Osservatorio “Nielsen Immagino”, nell’anno del Covid, circa 30 milioni di italiani hanno fatto la spesa dal contadino almeno una volta al mese.
Ciò dimostra ancora una volta l’inclinazione dei consumatori ad acquistare sempre più sostenibile, salubre, sicuro e “meno distante”.
 
Con questo intervento legislativo otteniamo una formulazione più esauriente e completa di prodotti a km 0, ricomprendendovi anche i prodotti alimentari locali e quelli trasformati dalle aziende del territorio che costituiscono l’eccellenza dell’alimentare italiano.
 
La finalità è quella di valorizzare e promuovere i prodotti a chilometro zero nonché quelli provenienti da una filiera corta, siano essi agricoli che alimentari.
 
Con l’istituzione di un logo che identifichi i prodotti a chilometro zero e a filiera corta si viene definitivamente incontro alla necessità di evidenziare le caratteristiche di salubrità di siffatte produzioni nell’ottica di una adeguata promozione e di una corretta informazione.
 
La sua esposizione in tutti i luoghi di vendita o di somministrazione di tali prodotti, senza porre alcun tipo di limitazione rispetto alla tipologia di locale (commerciale, agricolo, artigiano, etc.), va a tutto vantaggio sia degli operatori che dei consumatori.
 
Rendere immediatamente riconoscibile il prodotto se è sempre una priorità, in questo caso, diventa necessario.
 
La promozione delle produzioni a chilometro zero e a filiera corta può altresì contribuire a centrare l’obiettivo del GreanDeal, raccogliendo la sfida lanciata dall’Europa e divenendo a tutti gli effetti il Paese leader dell’agro-ecologia, del biologico e del chilometro zero. 
 
Ma sono queste produzioni che possono ben rappresentare una risposta alla crisi in atto del modello “globale” nell’ottica di promozione dell’autosufficienza alimentare.
 
Queste produzioni rappresentano la buona agricoltura, quella capace di diminuire l’utilizzo di acqua, di contrastare la diminuzione di fertilità del suolo, di rispettare i cicli naturali, la biodiversità, il benessere animale e di ridurre i carichi emissivi, assicurando cibo sano, nostro compito è stato ed è quello di accompagnare il processo di promozione, nell’interesse sia dei produttori che dei consumatori riducendo al minimo ogni tipo di discriminazione o svantaggio competitivo.
 
Questo disegno di legge persegue l’obiettivo di spingere l’avanzamento di un settore che sta contribuendo a cambiare volto all’agricoltura e all’agroalimentare italiano e globale.  
       
I tempi che stiamo attraversando ci stanno mostrando quanto fragile possa rivelarsi la “distanza” anche nel comparto agroalimentare e potrebbero cambiare in modo radicale le abitudini dei consumatori “costretti” da una crisi globale a ridurre le distanze nella selezione del cibo da portare a tavola. 
 
Con questa consapevolezza emergente, il ddl in discussione oggi appare ancora più urgente e necessario.
 
Per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole di LEU-Ecosolidali, del Gruppo misto, della componente Cambiamo-Coraggio Italia, Noi di Centro”.