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A scanso di equivoci, conviene dirlo subito: è una provocazione. Se i cittadini pagassero in ritardo o secondo le proprie disponibilità economiche, quale sarebbe la reazione?
Domanda retorica, ci sarebbe la mora su bollette già rincarate e poi la chiusura dei rubinetti nel vero senso della parola. Reazione iniqua verso un popolo al quale si chiede pazienza per una pioggia di guasti, di erogazione intermittente e disservizi vari ed eventuali. L’estate sannita è all’insegna delle comunicazioni di Gesesa, un giorno si e l’altro pure. Ci si sveglia per capire se la giornata sarà normale oppure si dovrà correre a riempire secchi e bottiglie. E finché è di notte, ancora si può accettare, ma quando capita di giorno, e in estate, diventa problematico.
Certo il guasto non è preventivabile, ci mancherebbe, ma ora la questione sta diventando seriale, lavori programmati in anticipo il più delle volte, segno che è nota la situazione in alcune circostanze.
E allora bisognerebbe impegnarsi per ottimizzare un bene per il quale le famiglie e le attività pagano e anche profumatamente.
E non è neanche accettabile lo scaricabarile di responsabilità, non compete alle persone sapere se la promessa di un ritorno dell’acqua in orario prefissato sia colpa dell’uno o colpa dell’altro, queste questioni vanno risolte tra gli enti preposti. Alle persone e alle attività commerciale interessa solo avere ciò per cui pagano bollette in costante crescita. Forse è il caso di rimettere la gente al centro del villaggio, forse è il caso che anche il comune si faccia sentire per tutelare chi rappresenta. Una situazione del genere rischia di essere insostenibile. Si dice agli anziani di bere in caso di forte caldo. Senza acqua è un po’ difficile. E allora ripartiamo dalla provocazione di partenza: se la gente pagasse in ritardo o solo quando ha disponibilità e chiedesse comprensione, Gesesa, comuni e regione come la prenderebbero?