Benevento – Riceviamo e pubblichiamo la nota del Comitato Acqua Bene Comune sulla proroga della concessione del servizio idrico integrato alla Gesesa:
“Il Comune di Benevento decide di prorogare per il secondo anno la concessione del servizio idrico integrato, scaduta il 30 giugno 2022, a Gesesa spa, in attesa che si definiscano le procedure di gara per la scelta del gestore unico. Questo avviene proprio nei giorni in cui Gesesa interrompe il flusso idrico notturno, giustificandosi con il caldo anomalo ed il forte assorbimento della rete. La partecipata di Acea, dovrebbe dire, invece, agli utenti quanti soldi ha investito sulla rete per migliorarla e per ridurre le perdite esistenti.
Al di là dell’eccezione di legittimità di tale operazione, i cittadini non possono accettare la proroga, a causa della pessima gestione del ciclo delle acque dimostrata dalla predetta società, che ha indotto la Magistratura al sequestro di 12 depuratori nel Sannio, di cui 3 nella sola città di Benevento. Questa azione scellerata ha fortemente contribuito all’inquinamento dei nostri fiumi, ridotti a “cloache a cielo aperto” (come si evince dagli atti dell’inchiesta giudiziaria riportati dalla stampa). Altra pagina nera di Gesesa in città è la contaminazione da tetracloroetilene dei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzone, dove sono stati rilevati valori ben al di sopra dei limiti di legge.
L’Ente Idrico Campano non è riuscito ad affidare il servizio idrico integrato al gestore unico entro il mese di novembre 2022. La Regione Campania, dal canto suo, non ha bandito la gara entro lo scorso mese di febbraio 2023. Pertanto, adesso la procedura ad evidenza pubblica passa alla competenza di Invitalia (Agenzia nazionale del Ministero per l’Economia), come prevede la legge. Di conseguenza, l’Eic, esautorato da ogni competenza in merito non avendo esercitato i suoi poteri nei termini di legge, non può autorizzare la proroga del servizio a Gesesa. Il privato non può fare profitto e gestire un servizio pubblico per due anni in proroga in assenza di una regolare gara di appalto.
Un parere di uno studio legale, a cui si è affidato il Comune di Benevento, senza alcuna garanzia di terzietà, non può giustificare la gestione del servizio idrico integrato senza il rispetto della normativa. Mentre molti consiglieri comunali brindano all’ombra del Castello di Ceppaloni, la confusione regna sovrana, perché non è chiaro né chi debba fare la gara, né se una società mista possa essere guidata da un amministratore delegato nominato dal socio di minoranza. Non ci risulta che gli Enti preposti abbiano verificato la convenienza per i cittadini di una gestione mista, tramite le opportune analisi di mercato e le comparazioni delle tariffe. Per questo motivo il comitato sannita Abc, quale associazione costituita a difesa dei diritti dei cittadini, ha inviato le delibere all’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato (Agcm), al fine di verificare la liceità delle operazioni portate avanti a danno dei cittadini più deboli, che si troveranno davanti ad aumenti delle tariffe.
Invitiamo ancora una volta i comuni della provincia di Benevento a non seguire il cattivo esempio del capoluogo e a non aderire a Sannio Acque srl per opporsi con ogni mezzo alla svendita del nostro patrimonio idrico. L’acqua bene comune deve essere difesa dal “saccheggio” delle multinazionali, come ci chiedono Papa Francesco e il nostro arcivescovo Felice Accrocca.Il referendum del 2011, colpevolmente ignorato dalla politica, ha chiaramente ribadito che la gestione del servizio idrico deve essere pubblica e non si può fare profitto sull’acqua. Ci piacerebbe che qualche amministratore cominciasse a rispettarlo!”