Giancarlo Giannini, uno degli ultimi grandi attori italiani, di quelli così importanti da avere una stella sulla Walk of Fame, dopo una breve ma intensa chiacchierata con la stampa, ha aperto la nuova stagione artistica dell’Accademia di Santa Sofia, con uno spettacolo sui generis, dove la musica ha parlato con la poesia e dove l’attore ha giocato con i musicisti.
Uno spettacolo dedicato alle donne, come ha detto lo stesso Giannini, ma anche alla lunghissima e incredibile carriera di questo grande attore che, pur non avendo nei piani di incamminarsi sulla strada della recitazione, si è ritrovato a lavorare con tutti i più grandi registi italiani, quelli che hanno fatto diventare il cinema italiano un punto di riferimento nel mondo e con quelli stranieri che hanno fatto diventare importanti gli americani. Per non parlare dei colleghi che ha avuto come compagni sui diversi set a partire dall’immensa Mariangela Melato a Monica Vitti poi Sophia Loren, Jane Fonda, Vittorio Gassman e ancora, Marcello Mastroianni, Daniel Craig, Denzel Washington, e mille altri che ci terrebbero qui per ore.
E così, tra una melodia e un’altra, tra una poesia ed un’altra quello che Giancarlo Giannini ha regalato ieri sera al pubblico del Teatro Comunale è stato un pezzo di sé, quel sé che solo un attore così geniale come lui avrebbe potuto portare sul palcoscenico e come stesse chiacchierando in una serata tra vecchi amici dove si scherza, si gioca ma si parla anche di argomenti seri, passando dalla risata ad una pizza comparsa sul palco dal nulla seguita subito da una poesia, Giannini ha trasportato tutti dalla leggerezza di una risata alla riflessione profonda di una poesia di Leopardi, con quella spensieratezza che ha solo chi è in perfetta sintonia e confidenza con quello che fa si è.
E quindi nel Teatro Comunale hanno riecheggiato le parole di Shakespeare, di Dante, di Pasolini, di Neruda, di Gabriel Garcia Lorca e ancora di Pedro Salinas e alla fine quelle di Puck, che nel suo monologo in ‘Sogno di una notte di mezza estate’ raccomanda agli spettatori di interpretare quello che hanno appena visto come un sogno, consapevole che il caos spaventa gli uomini mentre invece, i sogni che male possono mai fare?
E forse quello che Giannini ieri ha voluto regalare al pubblico è stato qualcosa che ci si avvicinasse, uno spettacolo per godere in semplicità delle splendide parole da lui recitate e dalle magiche note suonate dal maestro Cavuti e la sua ensemble.
E d’altronde, per arrivare a stare su un palco con tanta naturalezza, quel mestiere che non era nei suoi piani di intraprendere da giovane, era il suo talento, quel talento che tanti cercano per tutta la vita spesso senza trovarlo o, a volte, senza riuscire a mostrarlo al mondo.
di Valentina Scognamiglio