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“Il sindaco Mastella, scrivendo al presidente della Regione Campania per chiedere di accelerare sulla gara di appalto perchè l’assenza del gestore unico impedisce l’accesso ai fondi del PNRR, ha certificato il fallimento della scelta per la gestione privatistica. Il comitato sannita Abc due anni or sono aveva preannunciato l’esclusione di Gesesa dai bandi e che l’unico modo per accedervi era l’affidamento ad una società pubblica, ma purtroppo siamo rimasti una voce che grida nel deserto, con la conseguente perdita dei fondi indispensabili per il risanamento delle condotte”. Così in una nota Giovanni Seneca del Comitato Sannita Acqua Bene Comune

“Il piano nazionale, infatti, ha stanziato – aggiunge – 4 miliardi di euro per le reti colabrodo, ma il governo Draghi, con una scelta scellerata, ha riservato le risorse alle province che avevano già effettuato l’affidamento, condannando numerosi territori del sud, tra cui il Sannio, a restare fuori dai piani d’investimento, perché incapaci di raggiungere l’obiettivo nei termini prefissati. La costituzione di una società in house era l’unica via per accelerare i tempi di assegnazione, senza bisogno della gara d’appalto, come ammesso dallo stesso Mastella in Consiglio comunale, ma si ci è voluti ostinare imboccando il precipizio della gestione mista.
Il popolo sannita, peraltro, aveva chiesto a gran voce una gestione totalmente pubblica già nel 2019, con un referendum promosso da 3.300 cittadini (vox populi, vox dei), ma la politica non gli ha dato ascolto preferendo insabbiare la procedura.
È ora di smetterla di raccontare la favola degli enti pubblici obbligati al ricorso mercato perché non hanno le risorse economiche, perché le esperienze di privatizzazione dei beni pubblici hanno dimostrato grandi criticità (vedi Ponte Morandi). Il privato a Benevento non ha mai investito un euro ed il vincitore della gara (se e quando sarà bandita) si limiterà a tirare fuori i circa 500.000 euro necessari per acquistare le quote di Sannio acque srl (circa 2 euro per cittadino). Questo è il prezzo della vergognosa svendita dell’acqua al mercato.
Gesesa sin’ora si è limitata alla manutenzione ordinaria e tanti cittadini delle contrade di
Benevento sono ancora senza allaccio all’acquedotto comunale, malgrado lo prevedesse la
convenzione del 1992. Addirittura il candidato sindaco Mastella nel 2016, nel faccia a faccia su Rai 3 con l’avversario Del Vecchio, si scandalizzava che tante persone non avessero ancora accesso all’acqua. Ma dopo 7 anni tutto è rimasto come prima e si è costretti ancora a prendere l’acqua dai pozzi. Un’ulteriore dimostrazione dell’assenza degli investimenti privati è l’impianto di filtraggio a carboni attivi, per abbattere le contaminazioni al tetracloroetilene, che costerà 800.000 mila euro stanziati dalla Regione Campania e quindi completamente a carico del pubblico e delle tasche della collettività. Come al solito il gestore si prende la carne (utili, dividendi e bollette), ma lascia l’osso (investimenti nella rete) al pubblico.
Non ce ne voglia l’assessore Pasquariello se continueremo ad invocare la Laudato si’ di Papa
Francesco, ma saremo costretti a farlo fino a che la vedremo calpestata dalla politica che spalanca le porte delle nostre sorgenti ai mercanti dell’acqua. Il messaggio del Papa è rafforzato dall’Enciclica “Fratelli tutti”, nella quale Francesco invita a “permettere ai diseguali di diventare eguali”, cosa molto difficile se verrà compromesso il diritto dei poveri di accesso all’acqua potabile e sicura. Ai consiglieri comunali, credenti e non credenti, che stanno svendendo la ricchezza più grande del nostro territorio, rivolgiamo questa domanda che è stata lo slogan della campagna referendaria nel 2011, ma ancora di grande attualità: “L’acqua è la madre della vita, venderesti tua madre?”. Aspettiamo risposte – conclude Seneca – nella speranza di essere smentiti”.