Il titolo della serata organizzata dall’ANPI Sannio che ha degnamente chiuso le celebrazioni del 25 aprile (Festa della Liberazione, non della Libertà, come vorrebbe qualcuno…) è stato ripreso dal Battisti sperimentale che collaborava con Pasquale Panella (paroliere e poeta di origine sannita per altro): «Il vero è nella memoria e nella fantasia». Nelle intenzioni del curatore e narratore, Donato Zoppo (critico musicale che ha al suo attivo fortunati libri dedicati a Battisti e ai Beatles, tra gli altri), si è trattato di un concerto non ripiegato sul passato ma rivolto al futuro e ad esplorare le molte, possibili sfaccettature della “resistenza” in nome della fantasia, della ritualità, della consapevolezza, della condivisione.
Il pubblico accorso numeroso è parso partecipe e curioso rispetto ad una sequenza musicale forse anomala per una giornata del genere, ma con una connotazione forte.
Sul palco, dunque, del Mulino Pacifico, sede della Solot, che ha sempre fatto vanto fieramente della propria identità antifascista e ha contribuito attivamente alla serata, si sono alternate proposte musicali diversissime eppure formanti un arazzo unitario.
Luigi Furno ha svelato un frammento della “cosa” Frangia (sound & word design) che mescolava sonorità elettroniche e immagini magmatiche, tra le quali spuntavano canti partigiani. Donato Zoppo ha poi raccontato l’emozionante storia di un nonno partigiano su cui ha appena iniziato una ricerca complessa. Questo primo momento è stato chiuso dall’ascolto dell’Internazionale rielaborata dagli Area, uno dei gruppi più importanti dell’avanguardia musicale italiana degli anni Settanta.
A seguire, un giovane cantautore sannita, Gavio (al secolo Gianfrancesco Cataldo), tra i venti protagonisti di “AmaSanremo”, che ha emozionato rileggendo “Blackbird” dei Beatles e “Vedrai, vedrai” di Tenco, per congedarsi con una dolce nenia rivolta ad una persona scomparsa.
Gli Osso Sacro hanno, secondo il loro stile capace di fondere tradizione, dialetto, sperimentazione sonora, citazioni colte e popolari, proposto tre pezzi del loro repertorio che utilizza le strutture mitiche per dar voce ai drammi e alle “resistenze”, soprattutto femminili, in un mondo spietato.
Hanno chiuso i Bisca con il loro sound urticante, la loro provocatoria esortazione alla resistenza contro un potere proteiforme e totalitario.
Quattro proposte artistiche molto diverse tra loro ma, come ha sottolineato, chiudendo, il presidente Amerigo Ciervo, indicative di ricchezza e varietà nel cerchio magico della musica, che ancora una volta è messaggera di coraggio e liberazione.