Rino Genovese, per professione, è abituato a telecamere e folla, eppure alla presentazione di tutti i candidati delle liste a suo supporto, cinque complessivamente, non nasconde una grande emozione.
Complice una sala affollata e calorosa, il giornalista Rai tocca con mano la solidità del progetto messo in campo: “Un patto civico per Avellino, per curarne le ferite. Una città sofferente che chiede e pretende una pacificazione sociale che deve essere attuata e non solo predicata”, dice Genovese che prima di iniziare il suo lungo discorso dedica un pensiero a Luigi Urciuoli che da tempo aveva annunciato la sua candidatura a Sindaco, poi colpito da un malore nelle scorse settimane che lo costringe ancora in ospedale.
Da parte di Genovese un’altra premessa: “Nella mia campagna elettorale non sentirete una parola sull’inchiesta giudiziaria che ha travolto il Comune di Avellino. Per la ricostruzione della verità e di eventuali responsabilità c’è la Magistratura, e qui ad Avellino abbiamo una delle Procure migliori d’Italia.
E voglio anche aggiungere che auguro sinceramente a Gianluca Festa di uscire da questa vicenda. Quel che poi penso di lui sul piano amministrativo e politico, al netto di alcune cose apprezzabili fatte, l’ho detto quando il sindaco era all’apice del consenso, quando per tutti era invincibile”, riferendosi al j’accuse lanciato all’indomani del concertone di Ferragosto con un lungo post in cui scocciovala le varie criticità.
“Con noi ci saranno eventi, ma non solo quelli spot di Ferragosto e Capodanno,ma lanceremo una vera e propria rivoluzione culturale”, aggiunge.
Una campagna elettorale che, per Genovese, non sarà nemmeno concentrata sulla denigrazione degli avversari. “Noi guardiamo in casa nostra”.
Ed infatti non nomina nemmeno una volta Laura Nargi, ma “per dovere di verità”, ribatte alle accuse ricevute dal candidato sindaco del campo largo, o meglio delle “large intese”, per utilizzare le sue parole, Antonio Gengaro.
“Mi accusa di non essere avellinese- dice- senza conoscere la mia storia personale, della mia famiglia, quella famiglia Genovese nata nella frazione Picarelli. Non capisce che vivere a Torrette di Mercogliano, dove attualmente risiedo, significa praticamente vivere ad Avellino, perchè bisognerebbe alzare lo sguardo dalle mattonelle che dice di contare e guadare che il capoluogo allarga i suoi confini a 118 comuni, e non è solo Corso Vittorio Emanuele”.
Ed ancora: “Noi non andremo mai a Roma per ricevere benedizioni, favori o ordini, perchè il futuro di Avellino sarà deciso ad Avellino e dagli avellinesi. Noi non ritireremo ricorsi contro il nostro partito di appartenenza pur di candidarci, perchè dietro di noi non ci sono partiti. Non ci sono apparati. Noi abbiamo messo in campo un patto per Avellino che, pur nella diversità di ciascuno, farà uscire la città dal Gate”, incalza rilanciando il suo motto. “Apriremo il Gate, il cancello, per entrare nell’Avellino che sognamo”.