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Nessun giornalista, nemmeno quello più accreditato e lungimirante, potrebbe fare la propria professione senza le cosiddette fonti.
Ci sono poi gli uffici stampa che dovrebbero essere il primo motore di comunicazione informazione tra l’Istituzione, qualunque essa sia, e il cittadino.
Perché un giornalista, o meglio un cronista, altro non è che è un veicolo per trasferire ai lettori, e quindi ai cittadini, ciò che accade e appendere.

Una dovuta premessa per tentare di spiegare quel che è stato per tutti noi Pellegrino Iandolo, Capo Reparto dei Vigili del Fuoco di Avellino.

E non è un caso che nel giorno del suo pensionamento il Comandante Provinciale Mario Bellizzi, ha voluto tributare il collega con una targa a nome di tutto il Corpo: “Al capo reparto Pellegrino Iandolo, un pioniere e maestro della comunicazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco”

Ed è questo Rino Iandolo, non un semplice “Vigile del fuoco”, non un semplice addetto alla comunicazione del Comando. Rino è stato ed è uno di noi.
Con lui non c’è mai stato quel velo, quella supponenza di chi pensa che occupare al ruolo faccia ergere a “superiori”.
Qualsiasi cosa  sia accaduta negli ultimi 38 nella provincia irpina, da un incidente, ad un incendio, ad un cagnolino salvato, sino alle grandi catastrofi come la frana di Quindici piuttosto che la strage di Acqualonga, Rino c’è sempre stato. In prima linea, sporcandosi le mani, e a volte anche l’anima dinanzi a sangue e morti.

Quasiasi cosa succedeva, ogni cronista sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il comunicato stampa di Rino corredato di foto e video. Quelle che, ha raccontato oggi il Capo Reparto, tiene custodite in un archivio dove ha raccolto anche tutte le turnazioni, i piani ferie, le buste paga, e tutto quanto ha riguardato il Corpo. Perchè Rino è anche “un maniaco di dati e statistiche”, ha ricordato il Comandante Bellizzi.

Ed è per questo che che il Comando questa mattina gli ha reso ii giusto tributo e le sue parole sono eloquenti: “Sicuramente, ci sono delle persone che aspettano il giorno della pensione con molta ansia e non vedono l’ora di andare via, però per me non è la stessa cosa. Ho sempre dato tanto al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e spero di essere ancora utile anche in futuro.

La passione mi è stata trasmessa da mio padre. Io sono figlio d’arte e mio padre è andato in pensione nel 1995. Lui era un caporeparto come me nei Vigili del Fuoco e mi ha trasmesso questa passione. Mia moglie mi dice sempre che in realtà non sono spostato con lei, ma con i Vigili del Fuoco”.

Le lacrime di commozione di Rino oggi sono anche un pò le nostre. Grazie di tutto. Ad maiora.