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La calamità della chiusura degli esercizi commerciali continua incessante ad Avellino. Nei mesi precedenti abbiamo documentato le diverse attività che, purtroppo, a causa dei rincari energetici e dei debiti accumulati nei due anni di pandemia hanno dovuto abbassare la saracinesca.

Storie molti tristi a cui se ne aggiunge un’altra: quella del Tuke Pub, locale sito a viale Italia.

“Ultimi 4 giorni del Tuke (da mercoledì a sabato). Ho aspettato e sperato fino all’ultimo, ci ho creduto con tutte le mie forze, pensavo che alla fine non avrei mai dovuto dirlo: “Qui si sta consumando una tragedia”, il Tuke chiude!In modo forzato, contro la mia volontà. Ho fatto molti sacrifici per ricostruire le mura del Tuke, dopo la bufera covid e durante il ciclone “inflazione” dopo tanta semina, iniziavo a raccogliere qualche frutto. Non è andata così e mi dispiace tanto” – questo lo sfogo del proprietario sulla pagina facebook dell’attività -.

Il gestore ha spiegato nel dettaglio cosa lo abbia portato a questa triste decisione. “Si è creato un arretrato con la proprietà delle mura durante il covid quando ci hanno chiusi o fatto lavorare con limitazioni di ogni tipo – spiega – non ci è stato possibile rinegoziare il canone d’ affitto, in quel periodo il proprietario delle mura del locale, ha avuto problemi e il mio unico interlocutore è stato un custode giudiziario, che nonostante la buona volontà non aveva il potere di aiutarmi.  Poco dopo il covid, noi siamo ripartiti e il proprietario ha risolto i suoi problemi.

A quel punto ci ha richiesto in via ufficiale, tutta la somma dovuta nel periodo pandemico,ed ho intrapreso una trattativa per una transazione,  che era stata conclusa in poco tempo con reciproca soddisfazione, mancava solo la firma per erogare le somme concordate. I sacrifici sono stati tanti, ho dovuto coinvolgere la mia famiglia(mio padre ha ceduto il quinto sulla sua pensione) per aiutarmi nel pagamento di quanto stabilito. Mi sono fidato della parola data, continuando a lavorare con passione e facendo di tutto per rimettere in piedi il Tuke.

La firma non è mai arrivata. Il proprietario ha  cambiato idea! Dopo tante telefonate senza risposta, ha poi proceduto con lo sfratto, mettendomi alla porta in poco tempo, senza che io potessi dire nulla”.

Il gestore, colpito profondamente dalla situazione, ricorda quanto abbia speso nel suo sogno. “Per me non è solo un locale – dice – il Tuke è la mia vita, la mia passione, una mia creatura, é la responsabilità dei miei collaboratori, che con me hanno condiviso un sogno e sopratutto un luogo di amici con cui stare bene. Quello che fa più male è il paradosso, che in questo momento di crisi mondiale, un locale che, tutto sommato dopo quasi 10 anni, continua e riesce ancora a riempirsi di tanti amici e clienti, sia costretto a chiudere contro ogni logica e volontà e in assenza di qualsiasi colpa”.

“In pratica – si legge al termine del post – sto chiudendo oggi per gli strascichi del covid, per la mancanza di sostegno istituzionale e personale. Il dispiacere più grande non è tanto per me, che ho investito tutto nell’attivitá, ma è per i miei 6 dipendenti che sono stati sbattuti per strada senza motivo, nonostante lavorassero in un locale che, visti i numeri,avrebbe loro assicurato ancora un lungo percorso lavorativo.

Ringrazio tutti i miei clienti, che mi hanno supportato in questi anni, ci vedremo presto, in un’altra forma e in un altro luogo. Aperti da mercoledì a sabato. Passate per un saluto”.