“Quando una donna muore per mano di un uomo in realtà abbiamo perso, ma soprattutto siamo tutti responsabili“. E’ questo il messaggio che arriva da Piazza Libertà ad Avellino, dove associazioni e sindacati si sono riunite per ricordare Giulia Tramontano e tutte le donne violate e uccise. Una manifestazione promossa dal Comune di Avellino e dalla Provincia ed organizzata dai coordinamenti delle donne e delle politiche di genere dei sindacati confederali, dalle associazioni, dai centri anti violenza irpini e dai comitati, per esprimere vicinanza alla famiglia di Giulia e a tutte le donne vittime di violenza di genere e chiedere al Governo la costituzione della Consulta Nazionale sui femminicidi.
Tanti, anzi tantissimi i nomi scritti a mano su dei cartelli scritti a mano per ricordare chi purtroppo oggi non c’è più. Tra le presenti anche la mamma di Antonella Russo, uccisa nel 2007 a Solofra per aver difeso la madre dal compagno violento. All’evento di questo pomeriggio presente anche la mamma, Lucia De Stefano: “E’ un dolore che non passa con cui ho imparato a convivere, sono giorni tristi perché oggi avremmo dovuto festeggiare il suo onomastico, ieri il suo compleanno ma lei non è più qui con noi – spiega – Voglio ricordare Antonella partecipando a questa iniziativa. Sono qui per dare un contributo affinché nessuna donna venga più uccisa, purtroppo ogni giorno riceviamo notizie drammatiche riguardanti donne che subiscono maltrattamenti oppure che vengono ammazzate da uomini violenti”. Chiaro il messaggio lanciato da mamma Lucia: “Denunciate. Andate via al primo campanello d’allarme, al primo episodio di maltrattamento“.
“Abbiamo concesso il patrocino senza esitare – spiega l’assessore alle Politiche abitative e Pari opportunità, Marianna Mazza – Siamo qui per ricordare Giulia e il piccolo Thiago ma in realtà tutte le donne vittime di violenza. Quando una donna muore per mano di un uomo in realtà abbiamo perso, ma soprattutto siamo tutti responsabili. Come membro della società civile, ma soprattutto come istituzione mi sento responsabile quindi ovviamente chiediamo un forte impegno da parte del governo”. Il femminicidio non è un fatto isolato che accade all’improvviso, per raptus, ma costituisce l’ultimo atto all’interno di un ciclo della violenza anche per il persistere di un modello socio-culturale patriarcale, in cui la donna occupa una posizione di subordinazione, divenendo soggetto discriminabile, violabile, uccidibile.