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Si mobilità anche la città di Avellino con il Nursing Up nell’ambito della mobilitazione generale per salvare la sanità pubblicia e in difesea di tutti i professionisti del settore e i cittadini.

L’appuntamento è per il 13 dicembre dalle ore 11:00 davanti la Prefettura di Avellino: “la manifestazione del 13 dicembre si inserisce in prosecuzione alla giornata di sciopero nazionale del 05/12 indetta dalla scrivente organizzazione Nursing-Up, insieme ai sindacati Anaoo Assomed e Cimo Fesmed.
 Il Sistema Sanitario Nazionale sconta oltre un decennio di definanziamento con conseguenti gravi problemi che costringono migliaia di persone a rivolgersi a strutture private, mentre chi non può permetterselo rinuncia sempre di più a curarsi. A furia di tagliare in fatto di aspettativa di vita scendiamo in un solo anno da un invidiabile terzo posto conquistato nel 2020 al nono dell’anno successivo La salute pubblica, insomma, continua ad essere considerata una spesa e non un investimento, invece, come affermano gli economisti, un euro investito in sanità ne frutta subito due.

La mobilitazione ha lo scopo di denunciare il malcontento e rappresentare, ancora una volta, che i professionisti dell’assistenza non sono più disposti ad ingoiare bocconi amari.
Gli infermieri italiani e tutti i professionisti sanitaria dell’assistenza sono stanchi, logorati e arrabbiati e per questa ragione hanno deciso di mobilitarsi.

Gli infermieri, le ostetriche e tutti quei professionisti che sono stati considerati degli eroi durante il Covid, passata la tempesta, sono tornati nell’oblio.
 La sanità non funziona e i familiari dei pazienti se la prendono con noi, che rischiamo tutti i giorni di essere aggrediti.
Il sindacato Nursing Up sottolinea che in gioco non c’è solo il futuro degli operatori sanitari ma soprattutto la tutela della salute della collettività. Infatti, senza la valorizzazione di quei professionisti che con le loro competenze e le loro elevate responsabilità giocano da tempo un ruolo chiave in un sistema sanitario degno di tal nome, la salute della collettività è fortemente a rischio.
Non possiamo continuare a perdere pezzi per strada: meno laureati, meno iscritti alle facoltà infermieristiche, sempre più giovani che fuggono all’estero, dimissioni volontarie dalla sanità pubblica e un esercito di professionisti destinati ad andare in pensione, insoddisfatti perché il Governo vuole tagliargli anche quel poco che hanno già maturato, senza essere nemmeno rimpiazzati.

Il personale sanitario è l’ossatura del servizio pubblico universale. Bisogna investire nel Sistema Sanitario Nazionale e dare maggior peso alle professioni sanitarie. Personale sanitario e pazienti devono essere entrambi rispettati. 
Lo sciopero si è dimostrato come il legittimo strumento per raccontare alla collettività il nostro disagio e per dimostrare alla politica che il tempo delle pacche sulle spalle e degli elogi è bello che finito.
La giornata del 5 dicembre, con lo sciopero nazionale e le manifestazioni in tutta Italia, ha visto una enorme partecipazione e una eco mediatica che ha superato i confini nazionali. Ha inoltre segnato l’inizio di un nuovo percorso di mobilitazione che vede finalmente uniti medici, dirigenti sanitari e infermieri. La richiesta emersa con voce unanime è stata: rispetto per la professione.

I colleghi professionisti dell’assistenza hanno oggi una sola voce, quella che urla forte, come non mai, alle istituzioni e alla politica, che è arrivato il momento del cambiamento.
La nostra è una battaglia per la tutela della salute della collettività con un unico e grande obiettivo: il rilancio del nostro sistema sanitario e la valorizzazione dei suoi professionisti.