Tempo di lettura: 3 minuti

“Io vengo dalla Democrazia Cristiana, quindi per natura sono allergico ai populismi che a mio avviso sono una malattia del sistema politico, si arriva al populismo cioè quando il popolo soffre”.

Così il deputato irpino Gianfranco Rotondi, a Radio Cusano. intervenuto a ‘Battitori Liberi’, condotto da Gianluca Fabi e Savino Balzano, in merito alle parole del ministro Tajani che ha parlato di populismi interni alla maggioranza.

“Della politica hanno bisogno i più deboli perché i forti si tutelano da soli, quando si fa politica la si dovrebbe fare per servire il prossimo, ma se nascono questi movimenti vuol dire che i partiti non si sono occupati del popolo, quindi possono nascere dei ciarlatani che sfruttano i malcontenti per i loro interessi. Bisogna essere popolari, non populisti.

Noi abbiamo la fortuna di avere come Premier una donna che è nata da forze politiche non populiste e ci aspettiamo che il governo corrisponda i bisogni delle persone contrastando in questo modo il populismo”.

E ha aggiunto: “non credo che ci sia un problema di populismo nella maggioranza. Se parliamo di Salvini, verso cui non sono mai stato tenero-sottolinea Rotondi- da quando è al governo ha dimostrato capacità di vedute. Poi sulla guerra non abbiamo la stessa posizione, ma ognuno ha il diritto di dire la sua”.

Rotondi si sofferma poi sulla promessa della Meloni del taglio delle imposte “quando si è all’opposizione si rappresentano le storture, quando si è al governo si cerca di limarle. Questo è il bello della politica: la sinistra che critica Meloni su questi temi è stata al governo prima di lei e non ha fatto nulla. Hanno lasciato all’Italia solo governi tecnici non eletti-sostiene Rotondi- ed è ovvio che quando si fanno delle promesse si deve cercare di mantenerle. Bisogna però centrare gli obbiettivi con gradualità, in due anni Meloni non poteva rifare l’Italia. Un bilancio potremmo iniziare a farlo alla fine della legislatura a cui seguirà, credo, un Meloni bis”.

Rotondi termina l’intervento commentando la polemica sul manifesto di Ventotene “trovo puerile commentare. È risaputo che per la sinistra il Manifesto è un testo sacro mentre per la destra no, e Meloni ha soltanto evidenziato la parte su cui discorda. Parliamo di una classica tecnica parlamentare-spiega- ha controbattuto in maniera puntuta a chi non gli ha mai fatto sconti. Il Manifesto in gran parte è condivisibile, ma sono presenti delle storture ideologiche e lei ha ricordato che non è l’idea di Europa a cui il governo tende” ha concluso Rotondi.