Mentre il sindaco di Avellino, Gianluca Festa, non dà peso ai rilievi avanzati dalla Corte dei conti rispetto alla creazione della società pubblico-mista “Grande srl”, l’opposizione consiliare non è dello stesso avviso.
Il rischio di danno erariale esiste ed è anche concreto per i consiglieri di opposizione che, quindi, per voce di Nicola Giordano annunciano di aver sottoscritto una missiva da inviare all’Anac.
Non è la prima volta che i consiglieri di Palazzo di città sono costretti a chiamare l’Anac, così come la stessa Corte dei conti, dinanzi alla mancata volontà del sindaco di aprire al confronto rispetto ad atti amminitrativi che l’opposizione vede chiaramente difettati.
E’ successo, ad esempio, per l’affidamento dei lavori della Dogana all’architetto Massimiliano Fuksas, così come per la privatizzazione della gestione della sosta.
Le rispste alle missive inviate da Giordano ad Anac nel primo caso e Corte dei Conti nel secondo, nei fatti, hanno avvallato le perplessità e bloccato le procedure.
Sul caso rifiuti, la Corte dei Conti già si è espressa e sul punto insiste anche il consigliere Francesco Iandolo: “La Corte dei Conti esprime, per le ragioni indicate in parte motiva, parere negativo in ordine alla costituzione, da parte del Comune di Avellino, della società a partecipazione mista pubblico-privata di cui alla deliberazione del Consiglio comunale n. n. 208/2022 del 23/12/2022”
Vediamo i 7 buoni motivi per diffidare da chi non racconta la verità– prosegue Iandolo riferendosi alle parole del sindaco-
1. L’errato invio della documentazione alla Corte dei Conti e pur sapendolo hanno avuto il coraggio di dire che fossero già trascorsi i 60 giorni per il silenzio assenso.
“Solo in data 17/02/2023 è avvenuta, pertanto, la trasmissione a mezzo PEC dell’atto
deliberativo, che vale ad instaurare il controllo intestato alla Corte dei conti dall’art. 5,
comma 3, TUSP.”
2. “Nella fattispecie, non risulta agli atti l’apposita convenzione richiesta dall’art. 24, comma
6, della predetta legge regionale, che defnisce i rapporti tra il Comune di Avellino e
l’ATO con riferimento ai modelli operanti di svolgimento del servizio, al regime tariffario
ed all’individuazione del soggetto gestore.”
3. ‘ “Manca, in sintesi, un atto che possa confgurarsi in termini di piano industriale.”
4. “Tale analisi non può essere soddisfatta con il mero riferimento alle considerazioni critiche sulla gestione operata da Irpiniambiente. Nella deliberazione oggetto del presente controllo, infatti, l’Ente afferma”: “si deve tuttavia considerare che proprio l’esperienza di Irpiniambiente depone in senso negativo rispetto all’opzione del modello in house”. Invero, una singola esperienza negativa, ad avviso del Collegio, non vale di per sé a giustifcare il ricorso al modello della Società mista sul piano della valutazione
comparativa dei costi/benefci connessi a tale forma gestionale.”
5. “Il legislatore ha previsto uno specifco vincolo procedurale per gli enti locali, i quali sono tenuti a sottoporre lo schema di atto deliberativo a forme di consultazione pubblica, secondo modalità da essi stessi disciplinate.
Dalla documentazione in atti, non emerge alcuna forma di consultazione pubblica.”
6. il Collegio ritiene che, nel caso di specie, il Comune non abbia fornito elementi per consentire di verifcare l’osservanza del principio di distinzione tra funzioni di regolazione e gestione nell’assetto organizzativo degli enti locali fssato dall’art. 6, comma 3, del decreto di riordino dei SPL di rilevanza economica.
7. “Sembra chiaro che lo statuto afdi l’amministrazione della società ad un consiglio di amministrazione composto da cinque membri, senza osservare le prescrizioni dettate dall’art. 11, commi 2 e 3, Tusp in tema di composizioni degli organi sociali e di
contenimento dei relativi costi. In termini generali, le clausole statutarie sembrano delineare un modello organizzativo e
decisionale che tende ad indebolire la posizione del socio pubblico.”
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