Sono passati esattamente 44 giorni da quell’alba di quel 6 marzo, quando fu lo stesso Gianluca Festa, attraverso una nota stampa, ad informare la città che la sera precedente e sino alle prime luci della mattina, era stato raggiunto da una perquisizione domiciliare presso la sua abitazione di via Scandone, il suo ufficio del Comune di Avellino e la sua autovettura.
Di lì a poche ore, di intesa con il suo legale, l’avvocato Luigi Petrillo, decise di convocare una conferenza stampa per spiegare i dettagli di quanto era e stava avvenendo certo, ieri come oggi, della sua totale estraneità ad ogni accusa.
Se in quelle ore l’allora sindaco parlava di “Magistratura ad orologeria”, riferendosi alle imminenti elezioni amministrative, sarà comunque solo e soltanto la Magistratura a fare chiarezza su tutti i capi di accusa e, comunque, nei vari gradi di giudizio, fino ad eventuale sentenza definitiva, per ogni imputato resta la presunzione di innocenza.
Da quel 6 marzo, tuttavia, si sono consumati una serie di passaggi, fino ai fatti odierni e alla misura cautelare di arresti domiciliari per l’ex sindaco, che segnano il periodo più buio per Festa, quel sindaco sempre sorridente ed “Enjoy”, come lui stesso ama definirsi e per una città intera.
Biologo, pubblicista ( oggi sospeso dall’Ordine dai giornalisti dal Presidente Ottavio Lucarelli ndr), un passato da cestista professionista, ma soprattutto politico: Gianluca Festa, 50 anni, ha speso tutto il suo primo mezzo secolo di vita per le sue due grandi passioni: il basket e la politica.
Due passioni che si intrecciano anche nel corso delle prime perquisizioni del 5 marzo, quando furono cercati documenti relativi anche alla sponsorizzazione della DelFes, società di basket di Serie B, di cui Festa è stato socio fino a novembre.
Poi la Procura ha aperto altri filoni di indagini, contestando reati di associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti contro la pubblica amministrazione, corruzione, falso, depistaggio, rivelazione di segreto, peculato e induzione indebita a dare e promettere utilità. Secondo l’accusa Festa e gli, altri indagati avrebbero messo in piedi un sistema teso alla realizzazione di diversi reati inerenti gli affidamenti e gli appalti pubblici di alcuni eventi.
Quindi arrivano al 26 marzo quando Festa decide di dimettersi dalla carica di sindaco “per restituiere alla città il giusto clima di serenità”.
Una serenità che, fisiologicamente, traspariva sempre meno dal suo volto durante le (poche) uscite pubbliche delle utlime settimane, e comunque gli avevano fatto scegliere un profilo (a partire dalla comunicazione social) certamente più basso rispetto a quello degli ultimi anni.
Quindi la conferma delle dimissioni che diventano irrevocabili da lunedì 15 aprile e l’arrivo poche ore dopo del Commissario Paolo D’Attilio. Il giorno dopo, ossia ieri, la città di Avellino si sveglia cosparsa dai manifesti elettorali firmati amministrazione Festa a rivendicare quanto di buono fatto in questi cinque anni e quanto ancora da fare.
La nuova alba, quella più buia, ci riporta alla giornata odierna, ai fatti di stamane, e a quei video dei Carabinieri con Festa intento a smontare un pezzo di hardware dal case del computer che, purtoppo, stanno facendo il giro dello Stivale.
Intanto, oltre Festa, sono agli arresti domiciliari anche l’ex dirigente comunale dimissionaria Filomena Smiraglia, l’archietto Fabio Guerriero( fratello del consigliere sempre dimissionario Diego), e dopo le perquisizioni di questa mattina anche nell’abitazione dell’ex vicesindaco Laura Nargi, anch’essa risulta indagata per associazione a delinquere.