L’esempio di Antonio Di Nunno, nove anni dopo la sua scomparsa, e’ di esempio per la politica e la classe dirigente. E mentre il centrosinistra si interroga per il candidato sindaco, dopo il forfait di Benny De Maio (presente in sala, ndr.), la figura di Di Nunno e’ ancora una via da seguire. L’occasione per ricordare il sindaco della svolta avellinese e’ stata la presentazione del volume “Antonio Di Nunno-La moralità della politica” che si è svolta al Salone Blu del Carcere Borbonico. “Bisognerebbe seguire quell’esempio – afferma, Antonio Gengaro – All’epoca si scelse una personalità indipendente del Partito Popolare che al secondo turno avrebbe potuto prendere tutti i voti della sinistra. Di Nunno resistette al primo turno contro il polo del valente Sortino. C’era stato il cambio epocale. Berlusconi si affacciava alle porte del governo del paese e anche ad Avellino ci fu una transumanza di tutti gli ex assessori e consiglieri che andarono verso il Polo, gli ex DC, gli ex socialisti e appunto Di Nunno”.
“Le elezioni si vincono così facendo delle proposte di qualità ai cittadini parlando di temi concreti. Un Di Nunno non si inventa dall’oggi al domani. Purtroppo la classe dirigente che poteva dare seguito a quella stagione è stata fatta fuori. I partiti con tutti i limiti, nonostante la crisi della Prima Repubblica, avevano dei leader non delle mezze tacche di oggi”. “De Maio – dice Gengaro – Non è l’unica espressione del mondo delle professioni di Avellino. Credo che bisogna ancora tentare e perseguire quella strada. Lo spazio c’è, bisogna avere fantastica e coraggio di saper scegliere. Il mio partito, io sono una parte di minoranza, deve assumere in capo a sè una proposta. Una scelta politica? E’ la cosa più nobile che si esercita in una società – conclude – Chiaramente è una soluzione difficile perchè oggi perseguiamo un’alleanza inedita tra diversi, si rimette in piedi il centrosinistra e anche campo largo”.
“L’espressione di Di Nunno è un esempio per il centrosinistra, per rilanciare ma soprattutto da ripercorrere nella grande tradizione dei cattolici democratici – afferma, Antonio Limone – Questo è il momento di ragionarci un po, di raccogliere le idee, mettere insieme le espressioni migliori, metterci un po di impegno, un po di buona volontà. Che è quello che serve alla politica in questa fase in cui in questa città le urgenze superano anche gli stati d’animo”. E sulla possibile candidatura, Limone è chiaro: “Non credo che amministrare la città sia un elemento di controversie personali. C’è molto altro da mettere insieme, c’è una possibilità concreta – dice – Le sollecitazioni sono tante. Io sono lusingato da questa pressione. Io la penso come Don Primo Mazzolari «Se ti tocca; ti tocca». Ma sostanzialmente penso che prima che questo accada c’è bisogno di confrontarsi, di parlarne, sedersi intorno a un tavolo e discutere. Credo che questo non sia ancora stato fatto, almeno non è stato fatto nella dimensione che occorre per dare forza dimensione ad un’ipotesi di candidatura – conclude – Per cui io resto attento e sono in una condizione di capire ascoltare discutere”.
“È una fase completamente diversa da quella che abbiamo vissuto con Antonio Di Nunno e c’è un diverso protagonismo della politica e dei partiti – afferma il professore, Paolo Ricci – Naturalmente in quel periodo il protagonismo dei singoli e soprattutto dei partiti era più forte. Oggi si guarda molto a leaderismo, che però spesso è fine a se stesso e non risolve molte delle questioni che sono aperte. Il candidato sindaco? Lasciamo fare a questo campo largo, vedremo cosa proporranno tra civismo e politica. Io penso che sia sempre dovere della politica selezionare a suo interno chi debba poi svolgere un certo ruolo. Primarie non primarie ma è un processo politico. Il civismo deve intervenire solo in casi di emergenza e di necessità. Quando non ce la fa la politica. Quindi io sarei dell’idea di attendere l’evoluzione dei confronti e poi si vedrà. Ma il rischio, la soluzione politica non rischia di spaccare un’alleanza così ampia così vasta? Allora non è buona alleanza – conclude Ricci – E’ molto semplice se l’alleanza fosse buona si spaccherebbe rispetto alla normalità cioè quella di individuare un candidato vuol dire che non è maturo”.