Tempo di lettura: 3 minuti

Da Mercogliano a Napoli, in alcune realtà campane sembra esserci una vera e propria maledizione sulla Chiave di Milot, l’imponente scultura “Key of Today” dell’artista italo-albanese Alfred Mirashi, in arte Milot, irpino d’adozione a Cervinara, realizzata in collaborazione con JeanWolfe di Los Angeles e l’azienda Metal Kostruksion Vata.

L’opera da qualche giorno è esposta Piazza Mercato a Napoli, luogo simbolico scelto proprio dall’artista per la sua storia e il suo dinamismo, eppure pare che una buona fetta di napoletani non abbiano gradito l’installazione.

La polemica, come al solito, corre soprattutto sui social e i commenti negativi si infiammano tanto da definire la scultura un “mostro” con tanto di “inutilità”.

Una vicenda che tocca da vicino l’Irpinia, specificatamente il Comune di Mercogliano e la Provincia di Avellino che tra il 2020 e il 2022 sono stati al centro di una altrettanto feroce polemica, seppur per ragioni diverse.

I lavori per l’installazione della Chiave di Milot alla rotonda di Torrette di Mercogliano, all’uscita dell’autostrada Avellino-Ovest, furono avviati nel giugno 2021 su iniziativa dell’allora Presidente della Provincia Domenico Biancardi.

Il luogo dell’installazione non fu scelto a caso e nemmeno il titolo dell’opera di oltre 40 metri, in acciaio corten, materiale che l’artista predilige, e che appunto fu installata nella rotonda di Mercogliano, a tutti nota come inizio dell’ascesa al Santuario di Montevergine.

Un’opera che, nelle intenzioni dell’artista, in quel luogo- una rotonda, un cerchio senza inizio ne fine, quasi a simboleggiare il cerchio della vita, una rinascita di una società libera-voleva rappresentare un “grido” universale di rispetto reciproco tra le persone, affinché queste vivano in pace tra loro e non ci siano più luoghi chiusi e distanti in quel periodo dove le parole covid e lockdown erano all’ordine del giorno.

Eppure l’opera fu subito definita “scempio paesaggistico, tanto da “far scomodare” il Ministero della Cultura e Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Avellino e Salerno fino alla definitiva bocciatura dell’opera  giudicata eccessivamente grande rispetto allo stato ospitante, un corpo autonomo che “non dialoga, ma interferisce e predomina sul paesaggio che lo ospita e lo circonda”.

Di qui l’ultimo capitolo scritto ad inizio dello scorso anno, quando la Chiave di Milot fu definitivamente smontata e trasportata a Cervinara, paese che l’artista albanese definisce d’azione perchè appena ventenne- nel 1991-scappato dalla sua terra d’orgine su n barcone pieno di donne, uomini e speranza, fu accolto da due famiglie  residente nel paese della Valle Caudina.
Cominciò a lavorare come falegame distinguendosi per la sua capacità manuali, quindi frequento Accademie delle belle arti, anche quelal di Brera, cominciando la sua ascesa artistica che lo ha portato a primeggiare non solo nell’intero Stivale ma anche in Cina, destando interesse di famosi galleristi e musei del mondo.

Oggi la prima chiave di Milot, una scultura monumentale da Guinness dei primati, altra 20 metri in acciaio corten, è posizionata nella rotonda Lagno che segna l’ingresso a Cervinara. Un dono dell’artista alla sua terra d’orgine, un’opera che simboleggia speranza e fratellanza e dialogo, che, tuttavia, prima a Mercogliano, ora a Napoli, sembra essere accompagnata da una sorta di “maledizione”:

Mercogliano, la rotonda di Torrette diventa opera d’arte