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“Centonove milioni di debito. Questo è il buco dell’Alto Calore da cui ripartire. Il concordato preventivo salva la gestione ma non assolve i responsabili. Con la decisione del tribunale si salva un pezzo storico del sistema di gestione dell’acqua pubblica in Irpinia. E questa vicenda ora ci chiede un atto di responsabilità per il futuro: bisogna evitare che il passato ritorni come un incubo”. Così in una nota il consigliere regionale, Vincenzo Ciampi.

Il M5S si batte da sempre a difesa dell’acqua pubblica. Principio sancito da un referendum a cui non si è dato seguito. Silenziata la volontà del popolo, proprio in riferimento alla ricchezza delle acque irpine, oggi si potrebbe ripartire proprio dalla nuova gestione dell’Alto Calore. Si tenga conto degli errori di valutazione del passato; si tenga conto che la politicizzazione e la clientela sono stati i mali principali che hanno scardinato l’ente dalle fondamenta. La tutela dell’acqua pubblica, risorsa preziosissima della provincia, passa attraverso un percorso di risanamento affidato a chi del settore se ne intende. A chi saprà arginare i privati pronti ad occupare ogni spazio lasciato libero dal pubblico (come sta avvenendo per l’Acquedotto Pugliese).

Il controllo delle risorse idriche irpine rimanga nelle mani dei cittadini attraverso i sindaci. Evitiamo che prendano piede progetti come Acque del Sud che sta individuando privati anche per la gestione delle risorse idriche irpine. ll Sistema della Grande Adduzione ideato da De Luca e avallato da Emiliano, può essere il varco per l’ingresso indiscriminato dei privati. Rifondare l’Alto Calore può salvare le acque irpine”.