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“Ma a casa tua c’è l’acqua?”, “Ma sai perchè hanno tolto l’acqua?” “Sai quando ritorna l’acqua”. Sono le domande più frequenti che da settimane si rincorrono tra chat, gruppi facebook e bar, dinanzi ad una crisi idrica che non solo non è rientrata dopo l’estate, ma appare più irruenta e lunga del solito.

Avviene da mesi praticamente in ogni angolo della provincia, capoluogo compreso, con alcune zone come l’hinterland avellinese e l’arianese praticamente messe in ginocchio: un bene prezioso, un bene pubblico, una bolletta pagata regolarmente e anche profumatamente, non bastano a non creare disagi continui e non più accettabili alle famiglie. I sindaci fanno quel che possono, cercando di avvertire per tempo i cittadini, ma loro stessi delle volte si trovano a subire chiusure dei rubinetti senza nemmeno saperlo e, più che pressare Alto Calore non sanno cosa fare per venire incontro alle legittime lamentele dei cittadini.

Da un lato le continue rotture di condotte adduttrici ormai obsolete, dall’altra la necessità della società Alto Calore, (la S.p.A. che gestisce il servizio di captazione, adduzione e distribuzione di acqua potabile per 125 Comuni delle Province di Avellino e Benevento) della riduzione dei gruppi sorgentizi con il solito avviso che sa di beffa: “Si invita a contenere i consumi, per evitare maggiori criticità nelle ore diurne, con mancata erogazione o cali di pressione.”

Eppure è noto che per la Campania, come per altre regioni del sud Italia (Basilicata e Puglia), la provincia di Avellino rappresenta un’area di interesse strategico per quanto concerne l’approvvigionamento delle risorse idriche. Basta citare il nome Irpinia per rievocare le ingenti fonti idriche di Caposele, di Cassano Irpino e di Serino, da cui traggono alimentazione i più importanti acquedotti del meridione d’Italia. Eppure da questa parti l’acqua è sempre meno.

Per questo l’amministratore unico dell’Alto Calore, Antonio Lenzi, ha convocato un tavolo di crisi con tutte le figure tecniche che operano a vario titolo su reti e adduttrici, al fine di fare una ricognizione su azioni e strategie da intraprendere, oltre a cristallizzare lo stato dell’arte sulle portate dei gruppi sorgentizi e l’abbassamento dei livelli delle falde acquifere.

L’obiettivo degli interventi è limitare i danni e guadagnare tempo, mentre si attende che l’Autorità di Bacino autorizzi la Campania a trattenere in Irpinia una quota della risorsa idrica che ogni giorno viene sottratta al territorio per il fabbisogno idrico pugliese. 

Sullo sfondo il referente irpino del Movimento italiano disabili, Giovanni Esposito si rivolge al procuratore capo di Avellino, Domenico Airoma, con la richiesta di accertare eventuali responsabilità in capo ad Alto Calore.