“Come sindacato – aggiungono – abbiamo difatti manifestato la nostra opposizione a piani di sostanziale disimpegno da parte del Governo, che paradossalmente sancirebbero uno sperpero delle ingentissime risorse pubbliche fino ad oggi profuse. Anche Leonardo e Invitalia devono assumersi la responsabilità data dal fatto che in questi anni avrebbero dovuto imprimere una svolta positiva a lIA.
E non possono oggi scaricare responsabilità su altri. Più in particolare, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ci aveva comunicato l’intenzione di cedere Industria Italiana Autobus al gruppo Seri. L’unica garanzia offerta sarebbe la conservazione di una partecipazione simbolica da parte di Invitalia, corroborata da alcuni diritti societari, fra cui quello di cedere a un soggetto terzo da individuare le quote di Seri, nel caso in cui quest’ultima non fosse in grado in futuro di realizzare il piano industriale. Il piano del gruppo Seri prevederebbe di concentrare lo stabilimento di Bologna sulle attività di ricerca e sviluppo e lo stabilimento di Flumeri sulla produzione, un investimento con risorse proprie pari a 50 milioni di euro, nonché una focalizzazione sull’elettrico. Tuttavia non sono chiare le implicazioni occupazionali e a preoccupare sono la mancanza di esperienza di Seri nel comparto degli autobus e alcune pregresse esperienze con esito infausto proprio sul territorio di Avellino”.
“A detta dello stesso Ministero delle Imprese e del Made in Italy, in Industria Italiana Autobus sono stati versati a vario titolo nel corso del tempo oltre 200 milioni di euro, ma ciò non è bastato a scongiurare uno stato di profonda crisi. A mancare evidentemente sono stati non già i soldi, bensi le idee e la governance. L’unico modo per non sancire lo sperpero delle cospicue risorse pubbliche impiegate e per rispettare le lotte dei lavoratori è provare davvero a rilanciare Industria Italiana Autobus”, concludono