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Da unici anni, ogni volta che si percorre il viadotto di Acqualonga, lungo l’autostrada A16  nel territorio di Monteforte Irpino, si provano sempre brividi che scuotono corpo e anima.

Ogni 28 luglio, poi, scendere sotto quel ponte che portò via 40 persone, raggela il sangue perchè quel maledetto 28 luglio 2013 su quell’asfalto c’erano corpi senza vita, persone insanguinate, urlanti e terrorizzate.
Corpi tra i resti del pullman che stava facendo ritorno a Pozzuoli dopo un pellegrinaggio a Pietrelcina e che, intorno alle 20:30 a causa di un guasto all’impianto frenante e alla mancata resistenza del guardrail autostradale, precipitò da quel viadotto.
Una delle più terribili stragi della strada della storia italiana.

Domenica undici anni fa e domenica oggi e, come ogni anno, le comunità di Monteforte Irpino e Pozzuoli si sono riunite per una cerimonia di commemorazione sotto quel ponte nel tempo rinominato “Giardino della Memoria”.

Presenti il Commissario straordinario del Comune di Monteforte, Rosalba Scialla, amministratori di Pozzuoli, il vice Prefetto di Avellino con il Questore, i rappresentanti provinciali dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, i comandanti della stazione Carabinieri e vigili urbani di Monteforte, rappresentanti di varie associazioni del territorio ed alcuni parenti delle vittime.

Ad aprire la cerimonia la messa celebrata da Don Fabio, la deposizione di una corona in memoria delle vittime davanti alla stele che nel decennale dell’evento fu realizzata sul luogo dove il bus con i pellegrini si schianto.

A ricordare il significato di quel “madeletto 28 luglio 2013, il sindaco di Pozzuoli Gigi Manzoni: “Sono passati 11 anni: 40 persone persero la vita in quella immane tragedia che scosse la comunità di Pozzuoli. Siamo al Giardino della Memoria di Monteforte Irpino per la messa che ricorda le madri e i padri, le figlie e i figli, gli amici e i colleghi che non sono più tra noi. Oggi pomeriggio saremo a Pozzuoli dinanzi a “La Scala”, in Piazzale del Ricordo a Pozzuoli.

Il dolore della loro perdita è ancora vivo nei nostri cuori, una ferita che il tempo non può completamente guarire. Ciò che rimane, però, è il ricordo indelebile del loro sorriso, della loro gentilezza e del loro amore. Questa tragedia ci ha insegnato quanto sia fragile la vita e quanto sia prezioso ogni momento che trascorriamo con i nostri cari.

Ci ha ricordato l’importanza di sostenersi a vicenda, di essere presenti gli uni per gli altri nei momenti di difficoltà e di trovare conforto nella comunità. Oggi, con il cuore in mano, ci impegniamo a non dimenticare mai ciò che è accaduto. Le 40 anime che abbiamo perso quel giorno vivranno per sempre nei nostri ricordi e nei nostri cuori”.