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Dalla Procura di Avellino, guidata da Domenico Airoma, si evita ogni commento all’indomani della sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha annullato, senza rinvio, le due ordinanze nei confronti dell’ex sindaco, Gianluca Festa, nell’ambito dell’inchiesta “Dolce Vita”.  Un riserbo, si attende, in attesa delle motivazioni che nei prossimi trenta giorni verranno rese note dai giudici della Sesta sezione penale della Suprema Corte.

Se i giudici, come richiesto dalla difesa, hanno annullato le ordinanze ritenendo illegittime le intercettazioni che costituiscono parte prevalente degli indizi di reato contestati, l’inchiesta condotta dalla Procura, avvalorata nel corso dei mesi dalle pronunce di Gip e Tribunale del Riesame, si azzererebbe di fatto sia nei confronti di Festa che degli altri co-indagati in concorso per associazione a delinquere, corruzione, falso, depistaggio, peculato, induzione indebita a dare e promettere utilità.

Diverso lo scenario se le motivazioni di annullamento da parte della Corte di Cassazione fossero limitate alle misure cautelari adottate nei confronti dell’ex sindaco. In questo caso, resterebbero i “gravi indizi di reato” raccolti dalla Procura e nell’eventuale processo Festa arriverebbe a piede libero.

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