Il Comune di Avellino conferma definitivamente la rescissione contrattuale con la ditta che per qualche mese è stata incaricata dei lavori di restauro dell’ex Dogana di Piazza Amendola per “le gravi inadempienze in materia di sicurezza e gravi ritardi”.
Dopo il primo provvedimento dello scorso 4 aprile attraverso il quale l’Ente comunale aveva avviato il procedimento di risoluzione in danno, in seguito “a gravi inadempienze” della ditta Sapit, nell’ambito del procedimento veniva concesso un termine di 15 giorni per l’invio di eventuale di trasmissione di controdeduzioni.
Chiarimenti che sono arrivati, ma comunque non esausitivi per l’amministrazione comunale: “L’impresa – si legge nel provvedimento a firma del Segretario Enzo Lissa in qualità di dirigente del Servizio Strategico e Grandi opere e a seguito della nota del Responsabile Unico del Procedimento- non ha prodotto la necessaria documentazione affinché potesse essere valuta e dimostrata l’idoneità tecnico così come prescritta all’art. del D.lgs. n° 81/2008.
L’appaltatore non ha prodotto il Documento di Valutazione dei Rischi (attraverso il quale sarebbe stato possibile accertare la capacità organizzativa dell’impresa); non ha prodotto la dichiarazione relativa all’organico medio annuo per il 2022, distinto per qualifica (a tale mancanza l’impresa ha inverosimilmente controdedotto asserendo che la richiesta riguardava “.. un’informazione la cui mancanza è del tutto inconferente, essendo assorbita dal certificato SOA”)”.
Ed ancora “l’appaltatore non ha dimostrato di possedere disponibilità di una forza lavoro idonea per quantità e qualifica commisurate a tutte opere da eseguire. A tal riguardo, ha attivato in maniera impropria la procedura di distacco configurandosi di fatto, per come posto in essere, in una vera e propria somministrazione di personale e, quindi, un vero e proprio sub-appalto da richiedersi ed autorizzare (la ditta Sapit ha indicato quale distaccato il preposto/capocantiere del cantiere oltre ad essere unica figura indicata nell’organigramma quale addetto al primo soccorso. In verità detto distacco – nel contratto di distacco è precisato che il distacco è finalizzato a “specializzare il personale dipendente su specifiche mansioni e lavorazioni di restauro degli edifici”, mentre poi viene nominato preposto/Capocantiere quindi colui che deve dare disposizioni agli altri operai.
L’appaltatore, ancora, non ha dimostrato di possedere adeguata disponibilità di mezzi ed attrezzature (corredate dalla documentazione attestante la relativa conformità);
– l’appaltatore, infine, non ha prodotto neppure un POS (piano operativo di sicurezza) che potesse essere ritenuto idoneo dal CSE”.
Il provvedimento di rescissione, dunque, diventa definitivo anche se l’amministrazione comunale ancora non ha provveduto ad affidare i lavori alla seconda ditta arrivata in gara quindi, nei fatti, il cantiere resta inesorabilmente fermo.