Dopo un inizio che sembrava essere partito in sordina, è entrata pienamente nel vivo la campagna elettorale della città di Avellino (LEGGI QUI)
Non solo gli appuntamenti pubblici dei sette candidati alla carica dei sindaco, delle varie liste a supporto di ciascuna coalizione, ma anche vere e proprie campagne sui social network dove orami operano figure specializzate, società sponsorizzate e tutto quanto necessarie per essere al passo con tempi.
Restano però anche le richieste di voto tradizionali, quelle con la distrizuzione dei cosiddetti “santini” e fax simile con la simulazione del voto a paranti, amici, amici degli amici, ma anche tappezzando alla cieca cruscotti delle automobili, casette postali, banconi di bar e negozi. Non ultimo le vele che sfrecciano per la città e i manifesti pubblicitari.
Tutto, chiaramente, ha un costo che dovrebbe essere rendicontanto nella sua interezza, seguendo i dettami dalla Legge n. 212 del 1956 e successive modifiche: “nei 30 giorni precedenti la data per le votazioni la propaganda elettorale per il voto a liste o a singoli candidati a mezzo di manifesti, giornali murali è ammesso” nei limiti consentiti dalla citata norma.
La legge 515/93 modificato con L. 22/06 all’articolo 7, invece, indica “Limiti e pubblicità delle spese elettorali dei candidati”: “Le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato non possono superare l’importo massimo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 52.000 per ogni circoscrizione o collegio elettorale più il prodotto di euro 0,01 per ogni cittadino residente nella/e circoscrizione/i o collegio in cui il candidato si presenta”.
All’atto della presentazione delle liste, ciascun gruppo ha dovuto depositare un lungo incaramento che, tra l’altro, prevedeva per legge anche l’inserimento del bilancio di previsione della spesa che intendono affrontare per sostenere la propria propaganda.
La lista più “ricca” a sopresa è quella unica guidata da Aldo D’Andrea denominata “Unità popolare” che ha preventivato di investire 30mila euro, a seguire il campo largo a sostegno del candidato sindaco Antonio Gengaro che ha dichiarato di investire complessivamente 17.200 euro così divisi:
11mila euro per la lista “Per Avellino con Gengaro sindaco” con capolista Amalio Santoro;
3200 euro per “Avellino progetto partecipato” guidata da Francesco Iandolo,
2500 euro per la lista Partito democratico (capolista Enza Ambrosone), ed infine solo 500 euro è l’importo che intende investire la compagine del M5S con Nando Picariello come capolista.
Sul “podio” un altro candidato con una sola lista a supporto, Modestino Iandoli di Fratelli d’Italia con i 10mila euro dichiarati, subito dopo Gennaro Romei che con la lista Udc ha previsto di spendere 7900 euro.
Segue l’impegno di spesa dichiarato da Laura Nargi che sulla carta ammonta complessivamente 7350 euro divise equamente tra le tre liste a suo supporto, quindi 2450 euro a testa per “Davvero” guidata da Viva la libertà guidata e Siamo Avellino dove l’elenco dei candidati figura in ordine alfabetico, dunque non con un capolista scelto.
Al sesto posto della classifica delle spese, troviamo la compagine guidata da Rino Genovese che a suo sostegno ha il maggior numero di liste – cinque- rispetto agli altri candidati sindaco in campo, ma decide di spendere in totale 5000 euro così distribuiti:
1200 a testa per la lista “Patto civico con Genovese”, “La Rondine” (Sabino Morano) e “Moderati e riformisti” (Geppino Giacobbe).
Poi 1000 euro per la compagine “Forza Avellino” con Gerardo Melillo capolisti, infine i “Cittadini in movimento” con solo 400 euro.
Infine il candidato sindaco di “Progetto Avellino Futura”, Vittorio Boccieri, ha dichiarato di non impiegare contributi finanziari, mezzi e altri strumenti a sostegno della campagna elettorale.
Cifre quelle preventivate che, ad ogni modo, potranno essere rimpinguate in corso d’opera e rendicontate nella loro interezza entro tre mesi dalla proclamazione degli eletti, ma dichiarando ogni fonte di finanziamento, posto che poi i bilanci conclusivi delle spese di candidati e liste dovranno essere depisitato presso il Collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d’Appello di Napoli.