Tempo di lettura: 3 minuti

 

I bambini non hanno sovrastrutture: sono liberi e vedono Alba per quella che è.
Spesso siamo noi adulti a creare barriere, a pensare che una bambina con disabilità possa “compromettere” la crescita del proprio figlio cosiddetto normodotato, rallentandolo.
Sono sicuramente gli adulti a essere più impreparati dei bambini”.

E’ il monito di Luca Trapanese, papà single ed omosessuale di Alba, bambina con sindrome di down adottata nel 2018 dopo che anche una serie di famiglie, oltre ai suoi genitori biologici, non la volevano per la sua disabilità.

E in questo tema si intrecciano inevitabilmente le battaglie di Papa Francesco proprio per gli ultimi, per quelli che vengono giudicati “diversi”, anche per religione o orientamento sessuale.

“Questo Papa – osserva ancora Trapanese- è stato una figura di straordinaria importanza perché ha affrontato temi non solo filosofici, ma anche profondamente vicini alle persone: alle più fragili, ai poveri, agli immigrati. Ha sostenuto la causa dell’ambiente, sottolineando l’importanza del rispetto per il nostro pianeta.
Non da ultimo, si è distinto per le aperture nei confronti del mondo dell’omosessualità e delle famiglie non tradizionali. Ha incontrato coppie con bambini, dimostrando di essere un ponte verso visioni più inclusive, anche all’interno della Chiesa, troppo spesso chiusa in posizioni rigide. Io spero che la figura che seguirà possa proseguire su questo cammino, che non è un percorso che si completa dall’oggi al domani. Il cambiamento richiede tempo, ma si inizia a riflettere. E lui ha avviato una riflessione importante, molto più incisiva di quella portata avanti dalla politica. Credo che più dei politici, questo Papa abbia saputo offrire una visione, un’idea concreta”.

L’assessore Trapanese è stato presente ad Avellino, ospite dell’Associazione “Venti d’Irpinia con il presidente Luca Relmi, il consigliere regionale Vincenzo Ciampi e Sara Spiniello del M5s, per presentare i  volumi della collana “Alba”, dedicata ai giovanissimi lettori, che hanno come protagonista appunto la figlia quando aveva quattro anni e come vede il mondo attraverso i suoi occhi.

“Questa collana – spiega- nasce dal desiderio di parlare di disabilità. La gente fatica a distinguere tra chi è disabile e chi è malato. Spesso mi presentano come “il papà di Alba, che soffre di sindrome di Down”: già l’uso del verbo soffrire dimostra che non si è compreso che la sindrome di Down è un modo di essere.
Attraverso questi libri, la mia intenzione è quella di parlare ai bambini — e, tramite loro, anche agli adulti — della disabilità, in questo caso della sindrome di Down. Abbiamo bisogno di rivoluzionare lo sguardo: le persone con sindrome di Down sono persone a tutti gli effetti. Hanno bisogno di un inserimento lavorativo, di una vita autonoma, di vivere la propria sessualità e affettività, di essere riconosciute per ciò che sanno fare”.

Quindi la politica italiana che resta ancora troppo indietro: “La strada da percorrere è lunga. Per i bambini con disabilità anche l’inserimento scolastico è ancora faticoso: molte insegnanti di sostegno scelgono questo ruolo come trampolino per entrare nel mondo della scuola, ma sono impreparate.
Il dopo di noi è ancora instabile, non garantito, cambia ogni anno a seconda dei fondi disponibili. Posso garantirlo: i finanziamenti arrivano in modo disomogeneo e non assicurano continuità. Questo dimostra che, nella visione politica del nostro Paese, la disabilità non ha ancora un posto rilevante”.