Che cosa chiedono i ragazzi di oggi? Cosa vogliono? Come aiutarli? Ci si interroga su questo all’incontro “Gioventù contemporanea” organizzato dall’associazione “Cattolici Democratici, Fausto Addesa” che si tiene al circolo della stampa.
Il dibattito parte da una analisi dei problemi più diffusi tra le nuove generazioni come ad esempio quello delle dipendenze da sostanze stupefacenti e alcol. A fare il punto della situazione, Pina Pedicini, responsabile terapeutico della Casa sulla Roccia: “Le dipendenze riguardano tutte le fasce di età. Lo scorso anno si sono registrate a livello nazionale due morti dirette al giorno, a cui si aggiungono quelle indirette legate agli incidenti stradali e ad altre situazioni drammatiche.
Il fenomeno delle dipendenze in generale è in aumento. La Casa sulla Roccia – osserva – ha cinquanta posti in convenzione che sono sempre quasi occupati. Abbiamo tante richieste di trattamento e cerchiamo di non avere nessuna lista di attesa. Abbiamo un servizio colloqui che accoglie tutti. Ci sono dimissioni, abbandoni e rientri. La tossicodipendenza è una malattia sociale che, come dice l’Oms, ha indici di ricaduta altissimi.
Per quanto riguarda le fasce sociali coinvolte – continua Pedicini – ci sono molti alcolisti anziani, mentre ci sono cocainomani di ogni età ma chi consuma cannabis sono in particolare i giovani. Le motivazioni fondamentali sono il bisogno di trasgressione o la ricerca di una anestesia emotiva”.
“Da cattolico democratico – afferma Antonio Limone – dico che i tempi che ci è dato vivere sono il frutto di quello che abbiamo costruito. Come sosteneva Cicerone, ognuno è artefice del proprio destino, che però, se vogliamo, possiamo modificare con impegno, dedizione, servizio civile, con la voglia di costruire una società migliore. Dobbiamo estirpare dalle nuove generazioni la violenza e interrogarci anche su chi ce l’ha messa questa violenza in questa società. Dobbiamo insegnare ai giovani il rispetto delle persone e la giustizia sociale».
“Prima della cura – osserva don Vitaliano Della Sala, parroco di Capocastello e vicedirettore della Caritas di Avellino – bisogna fare la diagnosi. Questo mondo che viviamo oggi, con tutte le sue contraddizioni, lo abbiamo costruito noi. Oggi dobbiamo riparare agli errori che abbiamo fatto. Negli scorsi decenni – aggiunge – Abbiamo messo in discussione l’autorità. Non era una cosa buona che i genitori picchiassero i figli. Ora siamo passati oggi da un eccesso all’altro. Oggi gli alunni picchiano gli insegnanti. Qualcosa non ha funzionato.
Bisogna ragionare e riconoscere gli sbagli per trovare delle soluzioni. Ad esempio dobbiamo saper ascoltare. Spesso noi adulti – continua il parroco – abbiamo il difetto di farci maestri, pensare che abbiamo sempre ragione. Invece dovremmo metterci in discussione e stare a sentire i giovani anche quando non condividiamo quello che dicono o fanno . Non è giusto condannarli in maniera pregiudiziale. Ad esempio, sento dire che i telefonini stanno rovinando i ragazzi, prima invece si diceva che era la televisione a rovinarli e ancora prima i libri. Anziché prendercela contro le cose che secondo noi rovinano i giovani, insegniamo loro a usare gli strumenti che il progresso mette a disposizione. L’intelligenza artificiale è già una realtà: dire che non è qualcosa di positivo è stupido. Censurare non serve“.
Che cosa chiedono i giovani? “I giovani – dice don Vitaliano – chiedono di essere ascoltati e lasciati un po’ in pace. Significa che noi adulti dobbiamo abbassare un po’ la guardia. Dobbiamo condividere con i giovani le cose in cui loro credono, uscire con loro, capire quali sono i luoghi che frequentano, sentire la loro musica che contiene i loro valori. Dobbiamo comprendere la loro realtà e i loro sogni”