Avellino – In quanto doppio del 7, considerato simbolo della completezza e uno dei numeri “magici” più potenti, anche il 14 ha avuto una certa fortuna nella cultura e nella religione umana. Anche nel mondo del calcio, il 14 non è un numero come gli altri. Non avendo uno specifico ruolo nella divisione classica dei numeri dall’1 all’11, la 14 era una delle maglie indossate dalle riserve della squadra, di solito da giocatori che ricoprivano il ruolo di centrocampista. Negli anni ’70 è apparso sulle spalle di uno dei calciatori più forti di tutti i tempi: Johan Cruijff, uno dei migliori calciatori della storia moderna.
Una maglia pesante, insomma. All’Avellino è un “numero maledetto”. Negli anni i diversi giocatori che hanno indossato la maglia numero 14 hanno dovuto fare i conti con lunghi infortuni o sfortune varie. Cominciando da Romulo Eugenio Togni in Serie B o Francesco Pisano per passare ad Andrea Errico qualche anno fa ad oggi con Antonio Di Gaudio. L’esterno, dopo appena qualche settimana dal rientro è finito nuovamente ai box. Il classe ’89 è rimasto fermo a scopo precauzionale e si è sottoposto a terapie per i postumi di una ginocchiata al quadricipite. La lunga sfilza di infortuni continua a tormentare il calciatore siciliano. Fin qui ha collezionato appena 9 presenze in stagione. Troppo poche per un calciatore della sua eperienza. Ovviamente, qualcosa non va. Inutile appellarsi al numero di maglio o alla cabala. Di Gaudio resta l’eterno Godot visto che fin dal giorno del suo arrivo non ha mai trovato la giusta continuità con la maglia dell’Avellino. Vero che prima o poi la maledizione deve finire, ma ora serve svoltare con o senza Di Gaudio.