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Da ancora discutere, in particolare a mezzo stampa, il caso di Suor Bernadette, Madre Superiora indonesiana di 45 anni appartenente alla Dicesi di Ariano Irpino- Lacedonia, arrestata nelle scorse settimane con l’accusa di aver sottratto preziosi per un valore di 80mila euro e il ricavato trasferito su conto estero in diverse parrocchie della Diocesi, a Castel Baronia, Bonito, Savignano irpino, Carife oltre che della stessa Ariano.

Per questo il Vescovo della Diocesi di Ariano Irpino, Monsignor Sergio Melillo, affida ad una lunga lettera nuove riflessioni sullo stato delle cose, dopo il primo intervento all’ondomani dei fatti.

Ora il Vescovo si rivolgendosi direttamente ai fedeli:
“Carissimi fratelli e sorelle, cari presbiteri, diaconi, religiosi/e,
da settimane, quasi quotidianamente,  vedo servizi sulla penosa vicenda degli ex voto in oro trafugati dal Palazzo vescovile.

Per i modi addirittura persecutori e financo irrispettosi dei luoghi di culto e delle funzioni religiose in cui si attua; per i contenuti, in vari momenti, falsi, insinuanti e ingannevoli in cui si esprime, essa da un canto lede il ruolo e l’immagine della Chiesa, la figura e la persona del Vescovo, dall’altro mi preoccupa per lo smarrimento che genera nella comunità diocesana.

Sin dall’inizio mi sono formalmente doluto di una impronta affatto corretta della informazione giornalistica; ho motivato, inoltre, la mia intenzione di non rilasciare interviste.
Dal volgere degli eventi ho ragione di ritenere che il mio atteggiamento non sia stato gradito, registrando l’intendimento quasi punitivo e sempre più pressante, anche per mezzo di accostamenti maliziosi, subdole insinuazioni e mistificazioni varie, ad indurmi a rendere la tanto reclamata intervista: come se ci fosse soltanto un diritto di cronaca e non anche un diritto alla riservatezza.
Per questo mi rivolgo a Voi- prosegue il Vescovo parlando ai fedeli- avendo in animo il desiderio di risanare, sulla via della verità, il rapporto di fiducia con il popolo dei fedeli, purtroppo lacerato dal furto sacrilego.

Già all’indomani dell’arresto della suora che, secondo una consolidata prassi esecutiva, aveva in custodia gli ori in un settore dell’episcopio riservato alla sua congregazione ed interdetto al clero, con il mio comunicato del 12 ottobre ho preso atto degli sviluppi delle indagini, caratterizzati, per quanto emerso ufficialmente, da riscontri oggettivi e dalla confessione della indiziata; ho espresso fiducia nell’operato della Magistratura, ancora in corso.

Questa per me è la verità, purtroppo amara e dura a sopportarsi: che una mano domestica si è macchiata di un fatto così empio che nuoce ai beni della Chiesa, infanga scandalosamente la sua immagine, offende la sensibilità dei fedeli e specialmente delle comunità parrocchiali i cui ex voto risultano sottratti, benché in parte.

Non ho voluto rilasciare interviste ad emittenti televisive e testate della carta stampata perché, soprattutto nella attuale fase di ricostruzione dei fatti e di ricerca degli elementi di prova, nel rispetto del segreto istruttorio sulle indagini condotte dalla Magistratura inquirente, alla quale, come esponente della persona offesa dal reato, ho reso e renderò la più ampia collaborazione, credo che non sia onesto esprimere giudizi o fare commenti sulla base di dati generici, sommari, frammentari e in continuo divenire o, peggio, non sia conveniente lasciarsi irretire da ribalte mediatiche che, in nome di un abusato diritto di cronaca, attraverso immagini, racconti e brani di interviste, il più delle volte ripetitivi, si dipanano da un filo narrativo quotidianamente alimentato da dati estemporanei, da mere supposizioni, da gratuite esternazioni in una logica del sospetto o del “romanzo” che crea scenari sconcertanti o l’aspettativa bramosa di risvolti sensazionali.

Per queste ragioni ho mantenuto un profilo di sobrio riserbo: il mio silenzio non è volto a celare verità scomode.
E per me rappresenta la via giusta, che intendo seguire fino in fondo.
Ciò detto, quando le indagini saranno portate a compimento, con la speranza che sulla vicenda cessi il clamore mediatico e la comunità recuperi fiducia e serenità, vorrò rendere più fitto con Voi, grazie anche all’apporto prezioso del Presbiterio, il dialogo fraterno, nel comune cammino di Fede”.