“C’era una volta il by night ad Avellino“. Descrive con forza quello che è stato per anni il capoluogo dal punto di vista del divertimento nel capoluogo. L’abbattimento di Villa Battista – per tutti il Papillon Rouge – uno dei primi locali definito “discoteca” ad Avellino. L’avventura cominciò durante il Natale del 1972 quando fu chiamato “Le puit”. Tutti gli intrecci della musica dal soul, funky e R&B. A varcare le porte del Papillon Rouge ci sono stati artisti del calibro di Claudio Cecchetto – alle prime apparizioni della scena musica – insieme ad un certo Sandy Marton diventato poi famoso con la celebre “People From Ibiza“.
In un ricordo sul “Il Mattino“, Lino Sorrentini ha riacceso il nastro del memoria per un locale che ha visto crescere intere generazioni di avellinesi e non. Emblematica la frase citata – appunto – da Sorrentini “Ho sempre sostenuto che è “la gente che fa il locale“. Mai frase fu più azzeccata. Un locale – dove si racconta – che a farla da padrone era la musica, il divertimento e soprattutto l’eleganza spiccata degli anni d’oro. Un storia durata fino ai primissimi anni 2000, tra memorabili Mak P 100 e indimenticabili capodanni, tra vestiti eleganti, paillettes, giacche, cocktail e serate danzanti della gioventù avellinese. Tre decenni di divertimento e ritrovi. Intere generazioni si sono ritrovate nella splendida e indimenticabile location, che ha segnato l’avvio della stagione delle discoteche in città. Nella esclusiva villa della famiglia Battista, le feste erano ridotte per numero durante l’anno, nel segno di una esclusività ed eleganza ricercata.
Il Papillon Rouge è l’ultimo in ordine di tempo a sparire dalla scena dei locali ad Avellino. Immancabile il ricordo all’East Side. Tra gli anni ’80 e i primi anni ’90 l’Italia cominciava a riempirsi di discoteche enormi, protagoniste assolute della vita notturna, l’East Side è stata considerata per molto tempo la migliore del Sud con migliaia di frequentatori dalla Puglia, dal basso Lazio, dal centro Italia e dalla riviera romagnola.
In console si sono visti dj del calibro di Little Louie Vega, Tony Humphries, David Morales, Ivan Iacobucci, Satoshi Tomiie e soprattutto i resident degli “AngelsOfLove“. Il tutto accompagnato da una buona dose di avellinesità con diversi dj. Il tutto nato dall’idea del dottor Giulio Tulimiero, l’apertura era prevista per il 1993 ma poi la burocrazia rallentò il tutto.
Solo nel 1994 arrivò l’apertura ma fu un continua “bailame”. In molti – dopo la chiusura – tentarono di riaprirla dal 2005 al 2011 ma senza successo. Il sipario si è spento definitivamente per una discoteca che ha fatto la storia della città, forse accostata a troppi giri che non appartengono al giro della musica.
Il Kiwi è stato un punto di riferimento per generazioni avellinesi, piccola discoteca situata in una traversa di via Colomba che, fondata a metà anni ottanta, visse dal 1989, un periodo di esaltanti successi. Dieci no stop con eventi importanti.
Sulla scena poi restando nella stretta attualità immancabile il riferimento al Miss. Per anni è stata una delle discoteche più glamour ed eleganti presenti nella Provincia campana. Il Miss è nato nell’ottobre del 1999 grazie ad un progetto di Demo Ciavatti, un architetto celebre per aver contribuito alla nascita di locali come Cocoricò…e East Side. Punto di forza della discoteca Miss era l’ottima programmazione artistica. Musica a 360 gradi in base alla serata. Di particolare interesse anche la domenica dedicata al pubblico più giovane, MAK P100 e non solo. La storia del Miss è terminata dopo 10 anni di attività. Una discoteca l che fu qualcosa di futuristico per la città, qualcosa che non tutti riuscirono a comprendere.
Locali, persone e soprattutto progetti che oggi sono solo dei ricordi. Eppure la città di Avellino – memore di quegli anni – continua a programmare, sognare e soprattutto ballare intere generazioni. Gli sforzi – va dato merito a chi organizza ancora – sono tanti soprattutto nel momento in cui la voglia di divertimenti si scontra spesso e volentieri con la burocrazia.