Sulle prime pagine di oggi è in ampio risalto la decisione del Parlamento europeo che ieri ha approvato amaggioranza – 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astensioni – l’accordo raggiunto già a novembre sul tagliodelle emissioni di CO2 sia per auto che per veicoli commerciali leggeri. Dal 2035 sarà così stop alle vendite.
Una decisione che inevitabilmente impatta sul futuro prossimo dello stabilimento di Pratola Serra (AV), il sito produttivo che dal 1994 il gruppo Fiat, poi FCA ed oggi Stellantis, dedica ai motori benzina e soprattutto diesel, riconoscendolo anche come autentica eccellenza del comparto.
La decisione europea segue in ordine tempo le ultime notizie diffuse dagli organi di informazione anche nazionali dopo lʼincontro tenutosi lunedì presso il Ministero delle Imprese alla presenza di vertici aziendali edorganizzazioni sindacali e con i lavoratori irpini in presidio allʼingresso della sede.
Secondo gli organi di informazione, anche nazionali, in quellʼincontro Stellantis avrebbe assicurato che a Pratola Serra si produrranno i motori diesel Euro 7 per i veicoli commerciali del gruppo. Nella stessa sede il ministro Adolfo Urso ha dichiarato che “in questo momento si producono in Italia meno di 500mila veicoli ma la capacità produttiva degli stabilimenti italiani è 2 milioni di veicoli”.
Dalle pagine de “Il Giornale” è il sindacato Uilm a dichiarare che “a Pratola Serra dal 2024 si espanderà la produzione di motori per veicoli commerciali”. Dalla stessa fonte di stampa si leggono le parole più prudenti del sindacato Cisl: “il tema dell’Euro 7 ci preoccupa molto. L’azienda ha affermato che creerebbe problemi di sostenibilità per gli stabilimenti, perché
costringendo le aziende ad investire nell’Euro 7 a tre anni dalla chiusura delle produzioni tradizionali, c’è il rischio che si scarichino costi sugli impianti con effetti occupazionali (…). Se si impone questo costo aggiuntivo è un aggravamento che non possiamo permettercelo”.
Parole questʼultime che, con diversa consapevolezza industriale, fanno ossequiosa eco allʼintervento che già a settembre 2022 Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo Stellantis, aveva reso al Salone di Parigi. “Non penso che l’Europa abbia bisogno dell’Euro 7… perché va a distogliere parte delle nostre risorse di ricerca e sviluppo, mentre i competitor cinesi arrivano sul nostro mercato concentrandosi sulla tecnologia delle auto
elettriche (…) Perché stiamo usando le nostre energia per una tecnologia che vogliamo vietare? Non ha senso”.
Nella stessa direzione spinge Luca De Meo, presidente di ACEA, lʼassociazione di costruttori automobilistici europei ed amministratore delegato del Gruppo Renault secondo il quale “Nella sua forma attuale, lʼEuro 7 potrebbe aumentare il costo delle auto in media di 1.000 euro. Con tale incremento stimiamo una sostanziale riduzione del mercato delle auto nuove, di circa il 7%. Sappiamo che le persone manterranno le auto vecchie più a lungo o acquisteranno auto usate invece di nuove. Sta già accadendo e il parco circolante sta invecchiando ovunque”.
Si deve così concludere che il futuro dello stabilimento di Pratola Serra sia legato allʼintroduzione della motorizzazione Euro 7 e soprattutto agli investimenti a questa necessari. Ed è lʼunica strada perché per lo stabilimento irpino Stellantis non sono previste riconversioni allʼelettrico come a Melfi e Termoli.
In questi giorni si parla di tutto questo, ma purtroppo non si leggono o ascoltano le parole e gli impegni dovuti sul tema dalla classe politica irpina, sia regionale che nazionale.
Nel 2020 così si leggeva in una nota ufficiale: “Lʼimpianto di Pratola Serra rappresenta una delle eccellenze di FCA nella produzione di motori diesel a livello mondiale. Si estende su una superficie di circa 300 mila metri quadrati e ha circa 1.800 dipendenti. La produzione annua di motori è di circa 250 mila unità”.