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l tradizionale Consiglio provinciale delle ACLI di fine anno, convocato per l’approvazione dei dati del tesseramento 2023, le norme per il tesseramento 2024 e le linee di indirizzo per il bilancio preventivo, è stata l’occasione per uno scambio di auguri in vista delle imminenti festività ma anche l’occasione per fare il punto sulle attività svolte, sul consolidato, ma anche qualche considerazione e qualche suggestione sul da farsi nell’anno che sta per partire e che sarà l’anno di svolgimento dei Congressi, provinciale, regionale e nazionale dell’Associazione.

Con una articolata relazione, il Presidente provinciale Alfredo Cucciniello ha ricordato ai dirigenti convenuti l’intenso lavoro di carattere interno e proiettato sul “fuori” da noi”, verso alleanze sociali e rapporti istituzionali, e dunque i rapporti con le associazioni, i Sindacati e le organizzazioni del territorio e quelli con gli interlocutori istituzionali, con una ricca attività di carattere progettuale rivolta ai soggetti fragili e a rischio, sulle periferie sociali e le fasce deboli della popolazione.

Cucciniello ha sottolineato i dati di un tesseramento cresciuto di oltre il 33% per l’Associazione promotrice e un quadro complessivo di oltre 20.000 iscritti alle diverse associazioni specifiche e professionali, tra l’Unione Sportiva, il Centro Turistico, la Federazione Anziani e Pensionati, AcliTerra e lo sportello consumatori. A questi numeri vanno aggiunti gli utenti dei Servizi di Patronato e Caf che hanno ampiamente raggiunto e superato gli obiettivi annuali prefissati, con uffici sempre affollati, risposte competenti degli operatori e soddisfazione di quanti si rivolgono agli sportelli delle sedi.
Prospettando gli impegni per il 2024, il Presidente delle Acli irpine si è soffermato sul contesto glo-cale (globale e locale) nel quale costruire la nuova agenda: “siamo in uno dei momenti storici più complessi e scuri degli ultimi decenni. Un contesto mondiale che ci presenta nuove guerre e nuovi conflitti, ci rassegna la fine del bipolarismo, ci consegna una crisi degli organismi internazionali e dell’Unione Europea e preoccupanti cambiamenti climatici; insieme a questi elementi io ci metto anche un uso incontrollato e spregiudicato dell’intelligenza artificiale. Questi sono elementi che cambiano la vita e creano spostamenti a milioni di persone che si muovono dalle aree povere a quelle più ricche e apparentemente più sicure; sono elementi che creano nuove povertà, non solo economiche, e nuove fragilità, nuove violenze, nuove sopraffazioni, nuova ingiustizia sociale.

E questo vale anche per il nostro Paese, il cui tessuto sociale ed economico è attanagliato da una crisi complessiva, economica-sociale-ambientale, dove ai traumi e ai postumi della pandemia si sono aggiunti i riflessi della guerra in Ucraina e ora il riesplodere del conflitto israelo-palestinese, per cui si sono divaricate ulteriormente le forbici delle disuguaglianze e sono cambiate le prospettive, l’urgenza e l’entità delle sfide che impegnano l’associazionismo democratico e tutto il mondo del Terzo Settore che è la vera grande risorsa italiana.

Di fronte a questo triste scenario c’è una stella polare che deve orientarci ed è la nostra Costituzione che dovrebbe essere il punto di riferimento per le democrazie di tutti i Paesi del mondo. Essa delinea un modello di democrazia e di società che pone alla base della nostra Repubblica il lavoro, l’uguaglianza di tutte le persone, i diritti civili e sociali fondamentali che lo Stato ha il dovere di promuovere attivamente, rimuovendo gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini e i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

La nostra Costituzione è la Via Maestra, ed è questa consapevolezza che ha spinto le Acli a partecipare a una larga coalizione di organizzazioni ed associazioni che ha portato oltre 100.000 persone a sfilare a Roma il 7 ottobre e ad organizzare anche ad Avellino reti, mobilitazione, occasioni di approfondimento e dibattito attraverso cui rivendichiamo che i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione tornino ad essere pienamente riconosciuti e siano concretamente resi esigibili in ogni angolo del Paese, da Nord a Sud, dalle grandi città ai piccoli borghi, dai centri urbani alle aree interne, a partire da:

- il diritto al lavoro dignitoso; - il diritto alla Salute e un Servizio Sanitario Nazionale e un sistema socio-sanitario pubblico, solidale e universale, al quale garantire le necessarie risorse economiche, umane ed organizzative; -il diritto all’istruzione e alla formazione, continua e permanente, dall’infanzia alla terza età, perché il diritto all’apprendimento sia garantito a tutti e tutte e per l’intero arco della vita; - il contrasto a povertà e disuguaglianze e la promozione della giustizia sociale, garantendo il diritto all’abitare e un reddito per una vita dignitosa; - il diritto ad un ambiente sano; - una politica di pace intesa come ripudio della guerra e la costruzione di un sistema di difesa integrato con la dimensione civile e nonviolenta. Questi diritti possono essere riaffermati e rafforzati solo attraverso una redistribuzione delle risorse e della ricchezza, che chieda di più a chi ha di più, per garantire a tutti un sistema di welfare pubblico e universalistico che protegga e liberi dai bisogni, a cominciare da una riforma fiscale basata su principi di equità, generalità e progressività. Inoltre. Giustizia sociale e giustizia ambientale e climatica, che devono andare di pari passo nella costruzione di un modello sociale che sia nell’interesse delle future generazioni.

La Costituzione è la via maestra che va applicata, non calpestata o modificata. E da questa convinzione, nasce il nostro disaccordo per tutti quei disegni che guardano al superamento del modello di Repubblica parlamentare e che, se applicati, ridurranno ulteriormente gli spazi di democrazia, partecipazione e mediazione istituzionale, politica e sociale, rompendo irrimediabilmente l’equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Nasce inoltre da questa convinzione il NO delle ACLI all’autonomia differenziata rilanciata con il Decreto Calderoli, che porterà alla definitiva disarticolazione di un sistema unitario di diritti e politiche pubbliche volte a promuovere lo sviluppo di tutti i territori, spezzettando il Paese in 20 staterelli, con alcuni più ricchi ed altri più poveri ma tutti irrimediabilmente più deboli.

E’ sulla frontiera di questi diritti esigiti che si collocano oggi le nostre Acli; è la nostra frontiera di aclisti di una piccola Provincia del Sud d’Italia, di un’area interna che trova nell’Appennino la sua delizia e la sua croce. In un Mezzogiorno che non cresce, le Aree interne sono quelle in posizione più critica per la mancanza di investimenti produttivi ed industriali. Lo dicono i rapporti della Svimez che sottolineano un dato drammatico; la nostra Irpinia ha perso in dieci anni ben 27.000 residenti: perdiamo l’equivalente di un paese all’anno; siamo una Provincia a crescita zero, che si spopola e invecchia, sempre più triste e grigia, dove spesso prevale il male di vivere e il ricorso al suicidio. Abbiamo un Sud sempre più povero e con sempre meno prospettive per il futuro. Ai giovani non resta che emigrare, soprattutto per chi ha investito sulla sua formazione. La disoccupazione rimane a livelli allarmanti, soprattutto a livello femminile. In termini generali, cresce il divario con il Nord, con una contrazione del reddito disponibile delle famiglie meridionali del 2%, doppia rispetto al Centro Nord.

Nel Mezzogiorno, la povertà assoluta è aumentata. In generale, nel 2022, sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud: 250.000 in più rispetto al 2020. Le condizioni della Campania risultano drammatiche. Il tasso di occupazione femminile è il più basso d’Europa e l’emigrazione, soprattutto di giovani laureati, depaupera la regione del suo futuro. Qualcuno ha detto che è una Campania da Medioevo: una Campania dove ci siamo anche noi; i dati registrati sulla qualità della vita li conosciamo e non sono incoraggianti. Può essere utile per una chiave di lettura del contesto nel quale operiamo anche un riferimento al dossier sulla povertà presentato nei giorni scorsi dalla Caritas Diocesana di Avellino, che analizza il periodo dal 2020 al 2022, fortemente influenzato dalla pandemia e dai riflessi della guerra in Ucraina.

Insomma, un quadro a tinte fosche, destinato ad aggravarsi quando tra i numeri dei soggetti in difficoltà saranno anche conteggiati gli esclusi dalle misure di sostegno, tipo il reddito di cittadinanza, che andava sì migliorato, perfezionato, corretto, messo al riparo da indebiti accaparramenti ma sicuramente rappresentava uno strumento di contrasto alla povertà”.
“E allora, ha proseguito Cucciniello, è questo il perimetro entro il quale esplicitare la nostra visione di mondo e la nostra missione nella società, il campo di azione dove caratterizzare la nostra attenzione alle persone, a partire dagli ultimi, attraverso l’azione politica, culturale, formativa, pedagogica, di servizio, di sostegno, di socialità, di attività ricreativa.

Occorre rafforzare i legami sociali contro l’isolamento, per rendere le città e i borghi di questa Provincia inclusivi, sicuri e sostenibili, attraverso l’animazione sociale, la partecipazione, il volontariato e la cittadinanza attiva delle persone, la costruzione di reti, l’assunzione di responsabilità collettive, la soddisfazione di bisogni diffusi quali l’assistenza alle fragilità, l’educazione popolare, l’accesso ai diritti di cittadinanza, alla cultura, agli spazi di socialità. Vogliamo inoltre sostenere interventi di valorizzazione e fruizione di beni comuni per finalità pubbliche, messi in campo dai cittadini per lo sviluppo sociale, culturale ed economico.
E allora, per concludere, cosa chiediamo al nuovo anno, oltre la salute e il ben-vivere, la pace per ognuno di noi e per le nostre famiglie? Cosa chiediamo per le Acli di Avellino?

Insieme alla volontà di aumentare la visibilità, al rafforzamento dell’identità e della capacità di rappresentanza, io chiedo a tutti voi, al Consiglio provinciale, ai dirigenti dei Servizi e delle Associazioni specifiche e professionali di proseguire il trend di crescita che abbiamo ricominciato a percorrere; Infine, io chiedo a ognuno di noi di aumentare gli sforzi verso una interazione di sistema che è il vero plus che ci contraddistingue rispetto a tutte le associazioni che operano nel Paese. Chiedo coraggio, voglia di intraprendere e l’orgoglio dell’appartenenza. Non so se è tanto o è poco, ma so che tutti insieme ce la possiamo fare. Buon Natale e Felice Anno Nuovo”.