Avellino – Affascinante, simpatico, disponibile e con un sorriso ammaliante. Chi è appassionato di serie tv non può non conoscerlo: Luca Capuano, volto tra i più popolari della fiction nostrana, dall’esordio tv in ‘Centovetrine’ a fiction record di ascolti come ‘Che Dio ci aiuti’ e ‘Le tre rose di Eva’, è l’ospite di punta della quarta giornata dell’Ariano Film Festival.
L’attore napoletano si è fatto attendere non poco arrivando con quasi un’ora di ritardo sul palco allestito nella caratteristica Villa Comunale, ma poi è stato accolto da applausi e consensi da parte del pubblico presente e ha conquistato tutti con il garbo che lo contraddistingue.
Grato di essere stato invitato e promotore dei festival, Capuano si è raccontato in una intervista tra considerazioni generali sul sistema dello spettacolo e piccole anticipazioni sui prossimi progetti cui sta lavorando. “Ho appena finito di girare una fiction con Vanessa Incontrada e ora sto preparando uno spettacolo teatrale che porterò in scena a gennaio del prossimo anno. Quello al teatro è un tipo di lavoro diverso ed è un’emozione grandissima stare sul palco e interagire in qualche modo con il pubblico. E’ sicuramente un codice diverso rispetto al cinema e alla televisione. Personalmente amo di più la tipologia di lavoro che si fa a teatro. L’adrenalina, l’emozione che si scatena quando accendi l’interruttore e poi lo spegni solo quando si chiude il sipario”.
L’attore ha parlato dei suoi successi lavorativi e dei personaggi da lui interpretati più amati dal pubblico, Edoardo Monforte e Adriano Riva: “Ogni personaggio ha segnato un passaggio per me, un momento di svolta, una crescita. Devo dire che i personaggi importanti che poi mi hanno dato anche tanta soddisfazione professionale e soprattutto con il pubblico ne sono diversi, non c’è uno in particolare”.
Un Luca Capuano capace di aprirsi con generosità alla stampa: “Quando ho pensato di aver raggiunto il successo? Mai in realtà. Questo è un mestiere dove la cosa più difficile è mantenere il successo, si inizia sempre da zero ed è assurda come cosa perché se non arrivi proprio in cima alla montagna sembra che non sia così importante quello che hai fatto prima”.