Agroalimentare, Beneduce contro il Ceta: “Penalizzerà i prodotti agricoli campani”

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“Il Ceta penalizza tutto il paniere dei prodotti agricoli campani”. Dalla Campania, con la denuncia del consigliere regionale Flora Beneduce, arriva l’ammonizione all’accordo economico e commerciale globale tra Canada e Unione Europea ratificato a Starsburgo con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astensioni. Per l’entrata in vigore, però, l’accordo dovrà essere approvato anche dai parlamenti nazionali e regionali dei 28 Stati membri. Per questo lo scorso 25 luglio (data della calendarizzazione in Senato) migliaia di allevatori, agricoltori, consumatori, sindacalisti, ambientalisti hanno manifestato in piazza Montecitorio.

Secondo il consigliere Beneduce “cinque aree Dop dell’olio d’oliva della Campania saranno spazzate via dal Ceta. Un gioco al massacro – continua Flora Beneduce – ratificare il Ceta, e il silenzio su tutto il business che è sotteso conferma che c’è la volontà di svendere ancora una volta la Campania e il Sud Italia”.

Ma cos’è il Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement)?  Si tratta di un accordo di libero scambio tra Canada e Unione europea il cui principale effetto sarà quello di eliminare la stragrande maggioranza delle tariffe doganali tra unione europea e Canada.

Ecco in breve quali dovrebbero essere i punti salienti dell’accordo:

  • l’eliminazione dei dazi doganali;
  • la facilitazione per le imprese europee alla partecipazione di appalti pubblici in Canada;
  • l’apertura di mercati per le esportazioni europee di prodotti alimentari e bibite;
  • proteggerà i marchi tradizionali dalla contraffazione;
  • ridurrà i costi per le esportazioni.

Se il Ceta produrrà tutti questi vantaggi in termini di esportazione e soprattutto controllo di alimenti, perché allevatori e agricoltori non ci stanno?

Secondo gli oppositori il Ceta sarebbe un accordo antidemocratico che gioca a favore delle multinazionali e non bada agli interessi delle piccole e medie imprese, di conseguenza non è vantaggioso per l’Italia e soprattutto per il sud dove le imprese agricole sono piccole e spesso a conduzione familiare. All’accordo si sono opposti innanzitutto i movimenti di sinistra e no-global che lo hanno criticato per l’opacità con cui è avvenuto il negoziato.

Poi ci sarebbe un’altra questione: il Ceta include l’Investment Court System cioè un sistema di risoluzione delle controversie sugli investimenti che permette alle imprese di citare in giudizio gli Stati e l’Ue dinnanzi a un tribunale speciale extra-territoriale. Questo vuol dire che la giurisdizione verrà sottratta alle istituzioni previste dalle costituzioni democratiche.

Infine perché il Ceta colpirebbe il Made in Italy agro-alimentare. Perché? Perché a fronte delle 288 Dop e Igp registrate, all’Italia sarebbero riconosciute appena 41 indicazioni geografiche con conseguente rinuncia alla tutela delle restanti 247 senza considerare l’occultamento delle informazioni sull’origine dei prodotti a vantaggio del cosiddetto “Italian sounding”cioè l’utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia per promozionare e commercializzare prodotti affatto riconducibili al nostro Paese.

 

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