Contursi Terme (Sa) – “Quarant’anni fa salvammo il fiume Sele dalla cementificazione della ricostruzione post terremoto che rischiò di mettere a repentaglio le acque e oggi ci ritroviamo a lottare contro la delocalizzazione delle fonderie Pisano nella zona industriale di Buccino, a pochi metri da uno degli affluenti del Sele”.
Non nasconde l’amarezza di un territorio, quello del cratere salernitano, che da quarant’anni, dalla fase della ricostruzione postuma al sisma del 23 novembre del 1980, non smette di lottare per la tutela delle acque di uno dei fiumi più belli al mondo, il Sele, e la sua biodiversità, l’artista e ambientalista di Contursi Terme, Lello Gaudiosi.
Quarant’anni fa, il 23 novembre del 1980, le popolazioni dei comuni della Valle del Sele furono costrette a fare i conti con una delle più grandi catastrofi naturali, economiche e sociali della storia: una scossa di terremoto della durata di circa 90 secondi di magnitudo di 6,9 della scala Richter con epicentro l’Alto Sele e l’Irpinia, che provocò circa 300mila sfollati e 3mila morti, radendo al suolo interi paesi dell’Alta Valle del Sele e danneggiando gravemente tutti i comuni dell’area del cratere salernitano.
Strade, case, edifici pubblici, cimiteri, in pochi secondi, la scossa di terremoto cancellò l’identità di decine di paesi che qualche anno dopo, furono i protagonisti, grazie allo stanziamento di miliardi a pioggia erogati dallo Stato in favore delle popolazioni terremotate con la Legge 219 del 1981, della ricostruzione del tessuto economico e sociale dei territori danneggiati dal sisma. Ricostruzione che portò con sé la realizzazione di opere pubbliche, infrastrutture come la strada statale Fondo Valle Sele e opere di edilizia residenziale pubblica e privata, fino alla nascita delle aree industriali site nei quattro comuni del cratere: Buccino, Oliveto Citra, Palomonte e Contursi Terme. Aree industriali, per la gran parte, attraversate dal fiume Sele e del fiume Bianco, quest’ultimo affluente del Sele.
“La ricostruzione – racconta Gaudiosi – portò con sé la realizzazione di bretelle viarie inutili, di enormi mura a difesa di frane inventate. Circa cinque milioni di metri cubi di cemento che costarono per le casse dello Stato, 500miliardi di vecchie lire, vennero consumati nei dintorni delle sorgenti termali e non, nel tratto Contursi Terme-Quaglietta, ma la paura di perdere le acque termali fece crescere il coraggio negli abitanti della Valle del Sele, di difendere il loro fiume e il territorio dalle industrie che si erano insediate nel cratere, tanto da far realizzare mega depuratori per ogni area industriale. In tanti-racconta Guadiosi-ci attivammo per salvare il Sele dall’inquinamento e tutelare le sorgenti di acque minerale e termo minerali”.
Anni di battaglie quelle degli abitanti per salvare la Valle del Sele e il suo habitat naturale-“Le industrie – ricorda – crearono decine di pozzi artesiani perché necessitavano di acqua per far funzionare il loro ciclo produttivo e noi, per recuperare le sorgenti del Sele a monte, grazie ad un incontro con i vertici dell’acquedotto pugliese, nel 1994 ottenemmo il rilascio di 200litri di acqua al secondo nell’alveo del fiume Sele, oltre a non far realizzare pilatri superflui sulla strada fondo Valle Sele che avrebbero inciso negativamente sulle acque del fiume”.
Interventi di cittadini attivi, geologi e studiosi del territorio che attenzionarono la realizzazione delle opere, salvando il fiume Sele, e che oggi, a quarant’anni da quella tragedia che portò con sé battaglie ambientali, si ritrovano a lottare per impedire la realizzazione di industrie impattanti nel cratere ed in particolare, nella zona industriale di Buccino.
“Anni di battaglie-denuncia Lello Gaudiosi-hanno salvato la nostra terra ma oggi non possiamo pensare che come premio ci venga imposta una fonderia inquinante nella zona industriale di Buccino. La realizzazione di tale impianto-sottolinea-metterebbe a rischio e cancellerebbe anni di battaglie ambientali a tutela del Sele e del suo habitat, oltre al futuro a rischio di intere generazioni Ci aspettiamo-chiosa l’artista-oltre all’impegno concreto della politica che amministra i territori, che ci sia una avversione verso tale impianto da parte degli agricoltori, dei Consorzi di Bonifica e di Confagricoltura, affinché una delle aree naturali e ambientali più belle d’Europa sia salva”.