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Scafati, la famiglia accusata di usura non parla col Giudice

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Scafati (Sa) – Tutti muti dinanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Nocera Inferiore, Luigi De Vita. La famiglia di  (presunti) usurai finita in manette nei giorni scorsi a Scafati non ha risposto alle domande del magistrato che ha firmato l’ordinanza di custodia. Solamente Francesco Rosario Civale 22 anni, si è difeso affermando di non essere a conoscenza delle attività poste in essere dalla madre Elvira De Maio e dal fratellastro Raffaele Porpora. Gli interrogatori di Elvira De Maio, Antonio Davide, Maria Neve Perrotti, Francesco Rosario Civale e di Raffaele Porpora si sono svolti presso la casa circondariale di Fuorni. E’ stata invece sentita in tribunale la 75enne finita ai domiciliari Gerardina Nastro. Le ordinanze di custodia sono state eseguite da polizia e guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione “Get e Money”. Secondo l’accusa, al vertice dell’organizzazione dedita all’usura vi era Elvira De Maio che gestiva l’affare in famiglia con i figli Raffaele Porpora, detto Lello, 38 anni, figlio di Antonino Porpora, detto Ndulino, ucciso alla fine degli anni ’80 nella guerra di camorra e amico e sodale di Alfonso Loreto senior e l’altro figlio Francesco Rosario Civale. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni mobili ed immobili, tra cui gioielli, autovetture e conti correnti per un valore complessivo di 120mila euro. In particolare è stato disposto il sequestro preventivo di 70.406,15 euro depositati da Francesco Rosario Civale su un libretto postale in aggiunta ai 400 euro contanti che aveva con se. Elvira De Maio utilizzava il figlio Raffaele Porpora per incutere timore, per minacciare le vittime e, quando queste ultime omettevano o ritardavano qualche pagamenti affermava che “avrebbe sciolto il cane”.

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