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Ruggi, morì dopo il parto: chiesti cinque anni per quattro medici

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Salerno – Non vide neppure per un istante la bimba che aveva dato alla luce. Stefania Ruocco, 35enne di Futani,  spirò qualche giorno dopo il parto a seguito di una grave emorragia subentrata subito dopo il taglio cesareo a cui era stata sottoposta. Per quel decesso, ieri, il pubblico ministero ha chiesto ai giudici del Tribunale di Salerno la condanna  a un anno e sei mesi per Gennaro Luongo, all’epoca dei fatti primario del reparto di ginecologia dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”; un anno e quattro mesi per Carmine Pagano, un anno per Francesco Marino e un anno e due mesi per Vito Antonio Miele, tutti è tre ginecologi del ‘Ruggi’ presenti al momento del parto.  La decisione da parte del collegio giudicante sarà assunta il prossimo 24 gennaio quando in aula vi saranno le repliche degli avvocati Fabio De Ciuceis, Francesco Saverio Dambrosio, Giovanni Sofia e Laura Ceccarelli, difensori degli imputati. 
 
Il  4 maggio 2011 Stefania Ruocco si presentò all’ospedale di Vallo della Lucania dov’era stata esortata a ricoverarsi in fretta essendo prossima alla rottura delle acque. Stefania avrebbe allora avvisato il proprio ginecologo di fiducia che prestava però servizio a Salerno. La donna, dopo aver firmato, lasciò il nosocomio di Vallo ed il pomeriggio stesso fu ricoverata nel reparto di ostetricia e ginecologia del ‘Ruggi’: fu subito portata in sala operatoria. Stefania sottoposta a taglio cesareo diede alla luce una bambina che apparve fin da subito in ottime condizioni.
Per Stefania ed il marito Antonio si trattava della terzogenita (erano già genitori di due bambine di 13 ed 8 anni). La piccola venne fatta vedere ai familiari in attesa dinanzi alla sala operatoria. Passarono i minuti con il marito e i familiari di Stefania in attesa del trasferimento della congiunta in stanza. I minuti diventano ore. La paziente continua a restare in sala operatoria senza che nessuno informi i parenti di cosa stesse accadendo. Solo alle 2 e 30 i medici comunicano al neo papà che avevano dovuto procedere con l’asportazione dell’utero, per problemi non risolvibili altrimenti, poiché la placenta accreta (cioè totalmente adesa alla parete uterina) aveva causato una serissima emorragia, mentre la vescica era andata distrutta durante il cesareo. L’emorragia, però, da quel momento non si è più fermata. I medici che avevano proceduto al cesareo pare non fossero intervenuti tempestivamente bensì avevano atteso l’arrivo del medico di guardia per procedere ad isterectomia. La mattina seguente Stefania va in arresto cardiaco mentre i medici procedevano ad ulteriori interventi per tamponare il sangue. Tutto inutile. Stefania Ruocco entra in coma e sopraggiunge il Cid (coagulazione intravascolare disseminata) e  alle 18.30 dell ’11 maggio, il suo cuore smette di battere definitivamente. 
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