Salerno – La mano di Colantuono: dapprima ha afferrato per i capelli questa Salernitana (il secondo tempo contro l’Empoli) poi, a Venezia, ha iniziato a tirar su. Il tentativo, ora non più impossibile, è di portarle il naso fuori dall’acqua. Eppure i capelli sono gli stessi che invece sembravano scivolare tra le dita di Castori.
Seppure in piena emergenza-infortuni, la Salernitana sembra aver cambiato pelle. A parità di interpreti l’approccio, l’atteggiamento e gli schemi sono diversi. Una mini-trasformazione cristallizzata dalle statistiche.
Possesso palla – Qui il cambiamento più radicale. La Salernitana di Colantuono costruisce sul possesso palla le proprie certezze. Già quando il pallone è nelle mani di Belec, a cui non è richiesto ossessivamente il lancio lungo. La verticalizzazione non è più un mantra, il passaggio in orizzontale diventa una opportunità e non una bestemmia.
In questo nuovo equilibrio la giocata in verticale avviene quando, nel giro-palla, gli avversari lasciano scoperto il varco. Nel quale calciatori dai piedi buoni devono fare la differenza.
Modulo che valorizza, ad esempio, Ribery. Non a caso vero top player granata negli ultimi tre tempi disputati. Anche Bonazzoli sembra gradire la palla lanciata in luogo del gioco ‘spalle alla porta’. Djuric torna a fare la boa (che gioca di formidabile sponda, vedi passaggio a Ribery per il gol di Bonazzoli) e non più il contropiedista.
Il possesso palla dà poi l’opportunità alla squadra di mantenere le distanze tra i reparti. La difesa appare meglio coperta da un centrocampo in cui due ‘fanno se stessi’, ossia gli interditori puri (Di Tacchio e Obi), uno è votato alla costruzione (Kastanos) e l’altro ha solo l’onere di ripetere anche in granata una parte del suo immenso talento (Ribery).
Con la difesa a quattro i terzini fanno la cosa più semplice: difendono e corrono a tutta fascia sapendo di essere coperti dai centrali e dai centrocampisti bassi. Da un cross di Zortea nasce il gol di Schiavone su assist di Simy.
Interpretazione che, complessivamente, ha portato la Salernitana a prevalere sul possesso palla a Venezia: 54% granata contro il 46% dei lagunari.
Statistiche – La classifica è la somma di una serie di parametri. ‘Spacchettandola’ allorquando gran parte della decima giornata si deve ancora disputare, secondo il sito specializzato Sofascore si legge che la Salernitana non è più ultima per votazione complessiva (con una media di 6.70 agguanta lo Spezia lasciando in fondo il Venezia a 6.68); non è più ultima per gol segnati (10, ultimo il Venezia con 8); per gol subiti (22, ultimo lo Spezia con 23). È 15esima per grandi occasioni (15) e per grandi occasioni mancate (8); terza per pali e traverse (5); nona per ammonizioni (24); 12esima per espulzioni (1); terz’ultima per possesso palla medio (42,6%); 17esima per le palle lunghe a partita; 6° per precisione nei cross a partita; 18esima per tiri totali a gara; 16esima per tiri totali in porta e per dribbling a gara; 14esima per recuperi a partita; prima per salvataggi medi a partita (20); ottava per calci d’angolo; quinta per falli.
Equilibrio – Sembra essere questa, allora, la parola-chiave nella interpretazione di Colantuono, sia delle caratteristiche dei singoli che nella preparazione della gara. La partita contro il Napoli è oggettivamente proibitiva. Ai partenopei è accreditato un valore di rosa pari a 518.55 milioni contro il 36.15 milioni dei granata. Il calcio, però, non è una scienza esatta.