La settimana scorsa, ad Atene, il professore Nicola Maffulli è stato eletto presidente dell’European College of Sport and Exercise Physicians (Collegio Europeo dei Medici di Medicina dello Sport e dell’Esercizio), fondato nel 2008. Il professore Maffulli succede ad una serie di illustri colleghi che hanno guidato il Collegio negli anni scorsi.
Nicola Maffulli è originario di Napoli e vive diviso fra Salerno e Londra, dove mantiene una cattedra universitaria onoraria.
Oggi ricopre i ruoli di Professore Ordinario di Ortopedia e Traumatologia presso l’Università degli Studi di Salerno; di Primario della Unità Operativa Complessa di Clinica Ortopedica presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona; di Direttore della Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia della Università degli Studi di Salerno.
Specializzato in ortopedia e traumatologia del sistema locomotore, si occupa soprattutto di chirurgia del ginocchio, e del piede e caviglia, e di chirurgia protesica dell’anca.
Inevitabile, quindi, il coinvolgimento di Salerno.
Spiega: “Da quando sono in cattedra a Salerno, abbiamo visto in questa città una evoluzione della attività clinica e di ricerca in Ortopedia e Traumatologia dello Sport. Abbiamo, per esempio, tenuto due congressi della Italian Society of Muscles Ligaments and Tendons negli scorsi anni e fra poco ospiteremo una sessione del consorzio internazionale P4FIT per ingegneria tissutale e medicina rigenerativa dei tessuti molli, sopratutto tendini. Tutto frutto del lavoro interdisciplinare, del quale sono parte capitale tutto il Dipartimento di Medicina”.
C’è di più: nelle scorse ore sono stati inoltre pubblicati – dalla Università di Stanford, in California – i ranking di produzione scientifica in tutte le discipline accademiche. Nel 2020 il professore Maffulli era risultato il quinto ortopedico al mondo per impatto scientifico delle proprie pubblicazioni. Questa volta risulta quarto e comunque primo europeo e di gran lunga primo in Italia.
Commenta: “Francamente si è trattato di un risultato inaspettato. Che però dimostra come il connubio tra attività clinica di alto livello e la ricerca alla fine porti a dividendi pregevoli e faccia avanzare la scienza e l’arte della ortopedia. Nulla si fa da soli. Il lavoro di equipe è quanto ci permette di progredire e mantenere prominenza e preminenza internazionale”.