Salerno – Legambiente: le città campane sono poco ‘green’. La graduatoria sulle performance ambientali delle città capoluogo, diffusa l’8 novembre, scatta una fotografia deprimente. Si tratta del rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24-Ore che prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) per stilare una classifica delle performance ambientali delle città.
Si legge: “In Campania rispetto allo scorso anno tutti i capoluoghi peggiorano le proprie performance tranne Caserta, posizionatasi al 66 posto dopo aver scalato di 29 posizioni.
Napoli scende all’ 91esimo stabilmente nella parte bassa (era 90ma scorso anno). Crolla Avellino che perde ben 43 posizioni e si assesta alla 74esima posizione. Male Salerno che dalla 77esima posizione piomba al 94posto, ultima in Campania. Benevento rimane la prima città regionale in classifica al 57 posto scalando di tre posizioni”.
Qualità dell’aria – La concentrazione nell’aria di biossido di azoto (NO2) costituisce, con il particolato sottile e all’ozono, uno dei maggiori problemi con cui le amministrazioni devono confrontarsi.
In nessun capoluogo campano nel 2020 il valore medio delle concentrazioni misurate dalle centraline in ambito urbano è superiore al limite di legge di 40 μg/mc.
La situazione peggiore si registra a Salerno con una media 38,4 μg/mc;seguono Napoli con 27,5; Benevento con 26,3; Caserta con 18,8; Avellino 18,3.
Anche per le concentrazioni di Pm10 i valori medi rientrano nel limite per la protezione della salute umana di 40 μg/mc previsto dalla direttiva comunitaria, mentre sforano tutte tranne Salerno l’obiettivo per la salute indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è di 20 μg/mc.
I valori medi vedono: Avellino 33.2 μg/mc Napoli con 26,8 μg/mc; Benevento con (26,6 ); Caserta con 24,4 e e Salerno con 19,5 ( dato risalente al 2019).
Una situazione preoccupante se nel 2021 Napoli, Avellino e Caserta sono andati oltre i 35 giorni annui di superamento del limite dei 50 μg/mc consentiti dalla normativa, mentre per Avellino nel 2020 si è misurato oltre il doppio dei giorni di superamento della soglia.
Acqua e depurazione – Caserta e Napoli rispettivamente con 161,4 e 156,5 superano la media nazionale di 153 litri al giorno pro capite di consumi idrici domestici di acqua potabile mentre Benevento con 150,8 si avvicina di molto.
Per stimare le probabili dispersioni si calcola che la quota di acqua potabile immessa in rete e non consumata: il dato medio sulla dispersione dell’acqua nei capoluoghi conferma una situazione critica e l’assenza di forti segnali di discontinuità col passato. La situazione peggiore si registra a Caserta con il 61,2% di perdite, Benevento con il 37% e Napoli con il 31%. Non hanno risposto Avellino e Salerno.
Gli ultimi dati Istat relativi alla percentuale di popolazione servita da rete fognaria delle acque reflue urbane relativi al 2018 presenta una situazione molto critica a Benevento dove appena il 17% di abitanti sono allacciati alla rete; mentre gli altri capoluoghi hanno percentuali buone con eccellenza per Salerno e Avellino che raggiungono il 100% della popolazione.
Rifiuti, mobilità e verde urbano – Solo Avellino e Benevento superano l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata fissato per il 2012 rispettivamente con una percentuale del 67,3% e 65,7 %. Segue Salerno con il 60,4%. Chiudono Caserta con il 51,3% e Napoli con il misero 36% (il 35% era l’obiettivo normativo da raggiungere nel 2006).
La produzione di rifiuti rappresenta una delle pressioni ambientali maggiori delle nostre città e non solo laddove si sono verificate delle emergenze legate a raccolta e smaltimento. Per questo motivo la riduzione della produzione dei rifiuti è un obiettivo importante individuato dalle politiche europee e nazionali. Nel 2020 solo Avellino è al di sotto di quota 400 kg/abitante all’anno.
Piste ciclabili – Nel 2020 buona performance di Benevento con 19,35 m equivalenti ogni 100 abitanti che supera abbondantemente il valore medio nazionale delle piste ciclabili equivalenti che sfiora i 9,5 m. Dietro Napoli e Salerno rispettivamente con appena 0,43 e 0,24 m equivalenti ogni 100 abitanti.
Isole pedonali – Dopo lo stallo registrato fino al 2016, il 2020 conferma la crescita registrata lo scorso anno dell’estensione media delle isole pedonali nelle città italiane, che arriva ora a 0,48 m2 per abitante. In Campania nessuna città raggiunge questa media, Benevento e Napoli si avvicinano con 0,39 m2 e 0,32 m2, Caserta fanalino di coda con appena 0,7 m2.
Alberi – In Campania solo Caserta tocca la cifra di 20 alberi /100 abitanti, seguita da Salerno con 15alberi/100 abitanti. Fanalini di coda Napoli e Benevento rispettivamente con 6 e 4 alberi/100 abitanti. Tutte le città campane presentano dotazione inferiore 23mq/ abitante di verde urbano fruibile. Si passa dai 21,2 mq di Benevento agli 12 mq di Napoli.
Energie rinnovabili – Solo Avellino registra un minimo di diffusione di solare termico e fotovoltaico
installato nelle strutture pubbliche, con un valore di 7kW per 1000 abitanti al di sopra del valore medio nazionale, che si attesta sui 4,77 kW/1.00 ab. Fanalini di coda Napoli con 0,32 kW/1000 abitanti e Salerno con 0,2 kW/1000 abitanti.
“Città ferme, con poco coraggio, performance ambientali che non decollano”, commenta Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania. Spiega: “Tante chiacchiere che rimangono proclami di carta. Ecosistema Urbano fotografa una Campania che arretra su alcuni indicatori ambientali.
La pandemia non ha segnato la fine delle città e del loro ruolo di catalizzatori della crescita, ne ha però certamente modificato i ‘contorni’, le regole e l’indirizzo.
Sono proprio le città le prime promotrici della partecipazione dei cittadini alle risposte alle sfide critiche del post-Covid come il cambiamento climatico, la povertà, l’inclusione, la disoccupazione. Per questo la pandemia deve necessariamente essere anche, oggi, l’occasione per ‘ridisegnare’ le priorità e i modelli urbani, alzando l’attenzione e promuovendo con più forza la mobilità sostenibile e la ridefinizione degli spazi tenendo conto delle necessarie novità, come lo smart working in generale o la didattica a distanza in ambito scolastico. Nulla può tornare come prima ed è urgente guardare in modo positivo al necessario (e obbligato) cambiamento innescato nelle città. Un cambiamento che però necessita di essere governato con lungimiranza ed intelligenza attraverso linee guida ben chiare per commercio, lavoro, scuola, benessere e socialità, gestendo al meglio i fondi straordinari che dal PNRR saranno destinati alle città. Saranno in grado i nostri amministratori, al di là dei bla, bla, bla ad essere all’altezza di questa sfida?”