Salerno – Lo stato di salute di Aliberti non consente un’eventuale misura detentiva. E’ quanto si legge in una perizia presentata dai difensori del sindaco di Scafati Pasquale Aliberti e completamente sconfessata dalla controperizia della Procura Antimafia di Salerno. Secondo i consulenti del pubblico Ministero Vincenzo Montemurro, le condizioni di salute di Aliberti non sono incompatibili con un eventuale regime carcerario.
La presentazione della controperizia da parte della Procura è stato il primo atto dell’udienza di oggi che ha visto la difesa di Aliberti (Silverio Sica e Agostino De Caro) e accusa rappresentata dal Pm Vincenzo Montemurro presentare nuove memorie difensive. Sarà in base a questi documenti che il Tribunale del Riesame dovrà decidere se disporre o meno le misure cautelari per l’ex sindaco di Scafati, per Gennaro e Luigi Ridosso. Stamattina Aliberti non ha partecipato all’udienza al fine di evitare ulteriore stress.
I legali di Aliberti hanno allegato agli atti 13 interrogatori di ex assessori, collaboratori e dipendenti comunali. Tutti avrebbero dichiarato l’estraneità di Aliberti rispetto ai legami con i clan. La moglie e consigliera regionale Monica Paolino, invece, attraverso il suo legale Costantino Cardiello, ha presentato una memoria difensiva nella quale ribadirebbe la propria autonomia politica rispetto al marito.
Nel fascicolo depositato dal pubblico ministero vi è, invece, anche il materiale informatico acquisito nei pc e negli smartphone dei coniugi Aliberti, oltre che le nuove testimonianze raccolte in sede d’interrogatorio. Tra i nuovi interrogatori allegati al fascicolo della direzione distrettuale antimafia vi sarebbero le dichiarazioni dall’ex vicesindaco Giancarlo Fele, ascoltato come persona informata dei fatti. Questi avrebbe dichiarati che sarebbe stato avvicinato in due occasioni dall’ex sindaco, una in un bar fuori Scafati e un’altra a casa sua.
E ancora vi è l’interrogatorio di Filippo Sansone, coinvolto nell’inchiuesta “Sarastra” per scambio elettorale politico-mafioso. L’ex amministratore delegato della Scafati Sviluppo avrebbe confermato il ruolo di Ciro Petrucci e Roberto Barchiesi. Questi ultimi, per l’accusa, sarebbero l’anello di congiunzione tra il Comune di Scafati e la criminalità.
Ora tutti i legali, compresi quelli di Gennaro e Luigi Ridosso (Michele Sarno e Pierluigi Spadafora) dovranno analizzare fascicoli per valutare possibili controdeduzioni e per farlo avranno di tempo fino al prossimo 29 luglio. Al termine dell’udienza, durata circa due ore il pm Montemurro ha chiesto gli arresti domiciliari per Gennaro Ridosso subordinati all’utilizzo del braccialetto elettronico. Il presidente Sgroia al termine della discussione ha fissato al prossimo 14 settembre una nuova udienza.