Salerno – Chiesti otto mesi per l’infermiera-ladra. Mentre si prendeva cura di una 94enne provvedeva anche ad ‘alleggerire’ la casa da alcuni monili d’oro. Questa mattina il magistrato titolare dell’inchiesta ha chiesto la condanna ad otto mesi di reclusione per la 50enne A.D.G. di Salerno. La richiesta di pena è stata formulata al termine dell’udienza del rito abbreviato. I fatti risalgono al gennaio scorso quando A.D.G. finì ai domiciliari dopo essere stata smascherata.
La 50enne aveva sottratto dalla casa dell’anziana di cui si prendeva cura in qualità di infermiera, alcuni anelli, ma anche altri gioielli che la proprietaria dell’immobile, a seguito della chiusura della gioielleria che gestiva aveva riposto nell’armadio dell’anziana zia residente in via Barone. La donna dopo la scoperta dell’ammanco dei preziosi, cominciò a tenere sotto osservazione l’infermiera che si recava a casa della zia tre volte a settimana. Bastò poco per raccogliere gli indizi e appurare che l’autrice degli ammanchi era appunto A.D.G.. A questo punto furono allertati i Carabinieri. Quando i militari giunsero presso l’abitazione dell’anziana trovarono l’infermiera in possesso di sei anelli d’oro dal valore complessivo di circa 7mila euro.
A quel punto i carabinieri perquisirono anche l’abitazione della 50enne, in via Martiri di Cefalonia. Qui furono rinvenuti due trilogy, del valore di diverse migliaia di euro. La refurtiva fu restituita alla legittima proprietaria, mentre la donna fu arrestata e sottoposta ai domiciliari. Stando a quanto accertato dai militari della compagnia di largo Pioppi, la 50enne, nei mesi precedenti avrebbe portato via preziosi per un valore complessivo di oltre 30mila euro. Gli ammanchi calcolati dalla nipote della donna, invece, sarebbero molto più consistenti, per un danno di quasi 100mila euro.
L’infermiera quando fu scoperta non era riuscita a vendere la refurtiva: questo perchè, recandosi da un normale compro oro, avrebbe incassato un decimo del valore complessivo degli anelli con diamanti. Fu ipotizzato che la A.D.G. stesse tentando di smerciare la refurtiva via Internet, attraverso dei siti dedicati alla compravendita dell’usato o servendosi di chat, oppure attraverso canali privati, tipo un porta a porta tra altri clienti e conoscenti.
Pina Ferro