Giraservice, 130 lavoratori scrivono alla Regione: “Licenziati il 23 dicembre”

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Salerno – Il 23 dicembre 130 lavoratori della ex Giraservice hanno ricevuto la lettera di licenziamento, dopo un calvario durato circa un anno e mezzo”. Comincia così la disperata lettera delle maestranze, indirizzata, principalmente, alla Regione Campania. A Salerno l’ufficio, un vero punto di riferimento per tantissimi pendolari è ubicato in via dei Principati, tra piazza San Francesco e Piazza XXIV Maggio.    

Si legge: “Queste persone hanno lavorato circa 25 anni per Consorzio Unico Campania (Consorzio composto dalle aziende del trasporto pubblico), occupandosi della distribuzione dei titoli di viaggio del trasporto pubblico regionale, la stampa delle smart card annuali e mensili, l’assistenza tecnica alle emettitrici di biglietti automatiche, l’emissione degli abbonamenti gratuiti per gli studenti residenti in Campania, l’emissione degli abbonamenti agevolati alle categorie protette per conto del Comune di Napoli e della Regione Campania, la gestione degli Infopoint (biglietterie) sul territorio Regionale e di tanti altri servizi connessi a queste attività. L’appalto è stato spacchettato, i servizi affidati ad altri e i 130 lavoratori licenziati”.

La protesta: I lavoratori hanno effettuato decine e decine di presidi di protesta presso la sede della Regione a palazzo Santa Lucia.
Tuttavia nemmeno uno dei tantissimi esponenti politici della Regione ha speso una parola pubblica di solidarietà nei confronti dei lavoratori per questa catastrofe sociale né tantomeno si è attivato fattivamente per provare a dare una mano a queste 130 anime sfortunate. Nessun partito politico ha mosso un dito o detto mezza parola.
Non si riescono a comprendere i motivi di questa mancanza di sensibilità. La politica, quella vera, ha il dovere di schierarsi al fianco delle persone in difficoltà e di attivarsi in maniera chiara, palese, pubblica nel contrastare drammi sociali come questo.

Centotrenta posti di lavoro persi sono un numero mostruoso, non grande certamente come i 300 dei lavoratori della Whirpool, con i quali siamo chiaramente solidali, ma comunque in una città come Napoli (più della metà dei lavoratori sono residenti a Napoli, e l’altra metà nelle province di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento) e in una Regione come la Campania, rappresentano una ‘bomba sociale’ spaventosa che non può sopportare un totale silenzio pubblico della politica, come quello che abbiamo visto in questo anno e mezzo.

Le uniche prole pubbliche a difesa di questi lavoratori sono arrivate solo dall’apprezzatissimo Don Mimmo Battaglia. Nessun altro personaggio pubblico ha avuto tale sensibilità.
La politica è scesa davvero cosi in basso? Questo è il modo con cui fanno politica tutti i Consiglieri Regionali? Questa è politica?”.
Alcuni particolari: “Un tavolo Regionale, da oltre un anno e mezzo, si sta occupando di questa vicenda, con esponenti di spicco della Regione Campania.

Purtroppo questo tavolo non ha prodotto risultati e i lavoratori sono stati tutti licenziati. Forse qualche risultato arriverà tra qualche mese ma è la cosa che viene ripetuta da un anno e mezzo ai lavoratori e alla quale nessuno di essi riesce a credere più.
I lavoratori si sono appellati in diverse occasioni direttamente al Presidente Vincenzo De Luca, senza riuscire mai ad avere un incontro o una parola pubblica e chiara su questo dramma.

I lavoratori credono fermamente che la Regione Campania abbia tutta le possibilità di trovare il modo di aiutarli, considerando che questa vertenza è legata a un servizio pubblico con diverse aziende pubbliche e altre private che operano grazie ai soldi pubblici che la Regione gli riconosce.

Questo appello è quindi rivolto al Presidente Vincenzo De Luca, a tutti gli assessori della Giunta Regionale e a tutti i membri del Consiglio Regionale ad adoperarsi fattivamente affinché la Regione metta in campo, per davvero, tutto il suo enorme potere contrattuale per aiutare concretamente i lavoratori a tornare a fare bene il proprio mestiere, contribuendo alla loro formazione e riconversione, per cosi uscire da questa condizione di disperazione materiale e psicologica che sta letteralmente distruggendo tantissime famiglie e i loro figli. La politica faccia la sua importante parte e finalmente questo muro di gomma venga abbattuto”.

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