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Fuorni: cellulare, caricabatteria e pen drive in cella

Il carcere di Fuorni-Salerno
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Salerno – Lo stupefacente che spacciava a Pontecagnano per conto del sodalizio capeggiato da Michele Degli Angioli, vicino” agli ambienti del clan camorristico “Pecoraro-Renna” lo forniva il clan Vannella. Ernesto D’Aponte 38 anni, di Bellizzi, probabilmente anche dalla cella del carcere continuava a mantenere determinati legami. L’uomo è stato trovato in possesso di un cellulare, di un caricabatteria e una pennetta usb. Si tratta dell’ennesimo sequestro effettuato all’interno della casa circondariale di Fuorni da parte degli agenti della polizia penitenziaria. Erano circa le 23,30 di mercoledì sera quando circa 30 agenti, guidati dal commissario capo Gianluigi Lancellotta hanno posto in atto una serie di perquisizioni all’interno di alcune celle: attività preventiva continuativa nell’ultimo periodo.
 
Nel perquisire la cella di detenzione di D’Aponte, nell’incavo di un mobiletto è stato rinvenuto un mini cellulare, poi celati tra altri supellettili sono stati trovati il caricabatteria e la scheda sim. Nella cella oltre a D’Aponte vi erano altri detenuti, ma quando il commissario capo ha ascoltato i presenti per sapere di chi fosse il materiale sottoposto a sequestro, il 38enne di Bellizzi ne ha rivendicato la proprietà. Ovviamente al termine dell’espletamento delle formalità di rito l’uomo è stato denunciato e dell’accaduto è stato informato il magistrato di turno. Nonostante carenze e difficoltà gli agenti della polizia penitenziaria continuano a non abbassare la guardia. Ad ogni minimo sospetto pongono in atto tutte le azioni necessarie al fine di stroncare qualsiasi fenomeno non lecito. «Questa eccellente operazione, è frutto di un filone investigativo,  curato in modo certosino nei dettagli  e con altissima discrezione professionale, che alla fine ha reso vincenti gli uomini della penitenziaria  nella loro delicata attività. – Ha sottolinato Daniele Giacomaniello, segretario Provinciale della Uil Pa Polizia Penitenziaria – Volendo usare una metafora conclude il sindacalista dico, che se un  comandante è definito grande, è perché le proprie capacità professionali evidentemente hanno fatto la differenza ma senza ombra di dubbio, un plauso va  a tutti gli uomini e alle donne costituenti il proprio esercito che, materialmente, hanno realizzato con la loro azione operativa, l’attività investigativa posta in essere».
 
 
 
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