Buccino (Sa)- “È il momento di dire basta agli abusi edilizi, alla speculazione, alle industrie impattanti e all’inquinamento ambientale del nostro cratere. Giù le mani dal nostro territorio, la gente diventi protagonista del futuro delle scelte di uno sviluppo green della nostra Valle del Sele”. È il monito che arriva nel giorno dell’anniversario della morte di don Peppe Diana e nella festività di San Giuseppe, dal giovane parroco di Oliveto Citra, agli abitanti del cratere, don Luigi Piccolo, circa la delocalizzazione delle fonderie e l’insediamento di un impianto di trattamento aerobico di 113 mila tonnellate di rifiuti a matrice organica nella zona industriale di Buccino e le barricate da parte di Istituzioni e cittadini del territorio contro la realizzazione dei due opifici industriali.
Aveva soli 36 anni quando il 19 marzo del 1994, il parroco di Casal di Principe, don Peppe Diana, venne trucidato con 5 colpi di pistola, da un killer del clan dei Casalesi, poco prima di salire sull’altare per celebrare la messa. A decretare la morte di don Diana, le sue battaglie contro la camorra e a tutela dell’ambiente.
“Un volto ed un uomo in costante dialogo con il suo territorio-racconta don Piccolo, che ricorda il sacerdote martire della camorra. Don Diana – sottolinea – difese fino alla fine la sua terra dagli abusi edilizi, dalla speculazione, dall’inquinamento ambientale e dalla sopraffazione dell’uomo ingordo che aveva messo le mani su un territorio ricco di storia, cultura e biodiversità. Oggi-chiosa il parroco del cratere salernitano-nel pregare don Diana, prendo in prestito l’appello di questo martire, chiedendo a gran voce e gridando a chi vuole sfruttare le aree industriali del nostro cratere: giù le mani dal nostro territorio”.
Un messaggio forte, quello del sacerdote del cratere, che richiama all’attenzione la questione ambientale che interessa la Valle del Sele e Tanagro, invitando il popolo ad essere- “protagonista di un nuovo modello di ambientalismo quale risorsa strategica per lo sviluppo economico e sociale dell’entroterra”– rimarcando il monito che don Diana riportò in un manifesto dal titolo “Per amore del mio popolo non tacerò”, invitando la società civile ad essere sentinella del territorio e denunciare le illegalità per sconfiggere gli interessi della criminalità organizzata e dei predoni.
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