Intervento di chirurgia estetica in condizioni igieniche assenti e con un post intervento complesso e doloroso: per il giudice del tribunale di Salerno non vi furono lesioni a carico del ventenne Francesco Sabatino. Bruno Giustiniani e l’infermiera Gioconda Pappalardo, difesi da Ugo Della Monica sono stati condannati per il solo reato di esercizio abusivo della professione e violazione delle norme di pubblica sicurezza rispettivamente a un anno e due mesi di reclusione più 900 euro di multa e a 11 mesi di reclusione più 750 euro di multa oltre alle spese processuali. Il Pubblico Ministero aveva invece chiesto un anno e 2 mesi per entrambi. La sentenza non ha soddisfatto la parte civile rappresentata dall’avvocato AnnaLisa Buonadonna, difensore:«Siamo sconcertati della statuizione assolutoria resa in relazione alle lesioni riportate da Francesco Sabatino verosimilmente fondata su una interpretazione restrittiva del concetto di malattia penalmente rilevante ma è chiaro che dovremmo attendere il deposito delle motivazioni per comprendere le ragioni logico giuridiche che hanno indotto il tribunale a ritenere non sussistente il reato di lesioni».
I fatti risalgono al 2011. Era il 24 giugno quando il giovane, dopo essersi sottoposto a dei controlli viene sottoposto ad un intervento di ginecomastia, ovvero la riduzione del petto. L’intervento, così come denunciato dallo stesso paziente, fu effettuato presso l’abitazione via Casa Manzo del dottor Giustiniani e “senza acquisire alcun consenso al trattamento medico”. A seguito dell’operazione il paziente ha riportato delle lesioni consistenti in delle cicatrici alle spalle nonché dolore. Oltre al danno la beffa. Infatti, a seguito della ginecomastia il giovane non ha avuto nessuno dei benefici sperati. Il petto non si è affatto ridotto. Ad assistere il chirurgo estetico nell’intervento vi sarebbe stata Gioconda Pappalardo che aveva le mansioni di anestesista e infermiera. Giustiniani e Pappalardo erano anche accusati di gestire una struttura sanitaria priva di ogni autorizzazione. Tale struttura di fatto era ubicata al piano sotterraneo dell’abitazione del medico. E, in tale luogo, avrebbero effettuato l’intervento chirurgico in assenza delle condizioni igienico sanitarie prescritte.