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La pantomima della mascherina: dove tanto e dove niente

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Entro dal parrucchiere. La ragazza addetta all’accoglienza mi fa notare, invitandomi a rialzarla,  che ho la mascherina sotto il naso. Obbedisco, come all’ordine di avvicinarmi per farmi misurare la temperatura, scusandomi se con i 40 gradi all’ombra avessi osato respirare prima di entrare nel Salone, dove le misure sono ancora rispettate in maniera restrittiva. Posti alternati per garantire le distanze e dipendenti tutti al lavoro combattendo tra lo scirocco dei phon e i dispositivi di sicurezza. Ma la legge lo impone e qui, come in tutte le attività che rischiano la chiusura, ulteriori e insostenibili stop che incidono sulla salute economica sono temuti almeno quanto il Covid. 

Peccato che, ad un certo punto al mio fianco, oltre il metro di distanza naturalmente, ci sia una ragazza poco più che diciottenne che, raccontando di un pomeriggio in discoteca, mostri un video di una noto lido in cui nessuna delle regole è  osservata. Non faccio il nome del locale. È una fortuita coincidenza che mi porta a scoprire questo posto piuttosto che un altro e a testimoniare quello che accade in ogni evento della

Movida in cui ragazzi di tutte le età bevono, ballano, respirano come se il Covid non fosse mai esistito. Ed allora mi chiedo: è una pantomima questa storia della mascherina ? Cosa diranno i genitori di questi ragazzi alla ripresa dell’anno scolastico quando certamente le scuole non riusciranno per assenza di tempi e risorse ad adeguarsi ? Non li manderanno a scuola per paura dopo che li hanno lasciati ballare e bere liberamente per tutta l’estate? Da mamma e da cittadina non ho voglia di puntare il dito contro nessuno. Voglio sapere solo cosa è giusto. Oppure che ci sia in punto di equilibrio tra il mio parrucchiere ed il gestore della discoteca dove potrebbero andare i ragazzi dell’età dei miei figli.

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