Colliano (Sa) – Lo hanno ritenuto inammissibile, confermando l’assoluzione, i giudici della Corte di Cassazione che hanno respinto il ricorso avanzato da un imprenditore circa la richiesta di annullamento della sentenza di assoluzione di 18 imputati tra tecnici, imprenditori e funzionari comunali dell’Alto Sele, scagionati dai magistrati salernitani, dall’accusa in concorso, a vario titolo, di turbativa d’asta, relativamente a sei gare d’appalto per l’affidamento dei lavori pubblici di manutenzione e messa in sicurezza di torrenti e valloni siti nei comuni di Colliano e Castelnuovo di Conza.
Tre gli anni, dal 2010 al 2013, finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti. A far scattare l’inchiesta della Procura nel 2015, un imprenditore escluso da una gara, che denunciò delle presunte anomalie che portarono il Pm a rinviare a giudizio 18 persone accusate di turbata libertà d’incanto.
A finire sotto processo, l’architetto e dirigente dell’area tecnica del Comune di Colliano, Mario Giudice, il responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Castelnuovo di Conza, Luca Zarra, l’ingegnere Donato Gala, gli architetti Lucido Di Gregorio e Maddalena Pezzotti, i componenti delle commissioni di gara Pasquale Roselli, Pasquale Cristofaro, Giuseppe Di Filippo, Giuseppe Fulgione ed Elisa Corvino, e otto imprenditori.
Secondo il Pm, gli imputati avrebbero creato un sistema fraudolento di alterazione delle gare in cui il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa veniva trasformato in criterio dell’offerta tecnicamente migliore, sostituendo inoltre, in corso di procedura, il parametro del criterio di scelta, oltre all’ammissione di offerte falsamente migliorative e anomale con punteggi supplementari.
Sistema basato sulla discrezionalità della commissione comunale che avrebbe consentito alle imprese, la fornitura oggetti e materiale non inerenti la gara, come videosorveglianza e automezzi ai Comuni, oltre all’introduzione di un parametro di valutazione arbitrario per la qualità e la tempistica di realizzazione delle opere.
Accuse queste, dalle quali gli imputati furono assolti in primo e secondo grado di giudizio perché “il fatto non sussiste”. Sentenza alla quale l’imprenditore aveva fatto ricorso in Cassazione, finita davanti agli Ermellini che, dopo aver sentito il collegio difensivo composto dagli avvocati Antonio Iannone, Orazio Tedesco, Oreste Agosto, Luigi Spampinato, Stefania Marchese, Saverio Maria Accarino, Francesco Maldonato, Aniello Natale, Camillo Naborre, Carmine Monaco, Fiorenzo Marino, Antonietta Centomiglia, Antonio Zecca, Enrico Cicchetti, Costantino Cardiello e Antonella Mastrolia, ne hanno confermato l’assoluzione.