Campagna – “Non perdete mai il coraggio di costruire ponti affinché tragedie come le foibe non accadano più”. Si è rivolto così ai giovani, l’arcivescovo della Diocesi di Salerno, Campagna e Acerno, monsignor Andrea Bellandi, giunto stamane al museo della “Memoria e della Pace-centro studi Giovanni Palatucci” a Campagna dove si è svolto il “Giorno del Ricordo”, in memoria delle vittime delle foibe. Giornata del ricordo che è iniziata nella sala emozionale e multimediale del museo dove a dare il “benvenuto” alle autorità, c’era un pannello interattivo che ha raccontato la storia degli internati nei campi di Campagna dove l’orrore del nazismo e della persecuzione degli ebrei era alleviata dalla presenza del popolo e della famiglia Palatucci, che aiutò i prigionieri e li mise in salvo.
“Occorre investire sulla cultura- ha sottolineato Bellandi – questo strumento -ha detto – permette di giudicare la realtà di ciò che accade e che è più importante dell’idea. La storia -ha spiegato – racconta di uomini che hanno condiviso ideali ma che un giorno si sono ritrovati a combattere”.
Poi il ricordo di Giovanni Palatucci, questore di Fiume: “A Palatucci -ha concluso Bellandi – figura luminosa in una pagina buia della storia, vogliamo dare un riconoscimento e chiedere che tragedie devastanti come quelle che abbiamo subito durante la Seconda guerra mondiale, non accadano mai più”.
L’evento, organizzato dal Comune di Campagna e dalla Prefettura di Salerno, ha visto la partecipazione del Prefetto di Salerno, Francesco Russo, del sindaco di Campagna, Roberto Monaco, del presidente del Museo della Memoria, Marcello Naimoli, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri di Salerno, delle associazioni Carabinieri e Polizia di Stato, dei caschi rossi di Salerno, dei militari dell’esercito di Persano, dei sindaci, delle scolaresche e dell’arcivescovo Bellandi.
Istituito con la legge numero 92 del 30 marzo, il “Giorno del Ricordo”, ha l’obiettivo di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, avvenuto nel secondo dopoguerra. Stesso giorno in cui ricorre quest’anno, anche il 75° anniversario della morte di Giovanni Palatucci, il Questore di Fiume, cittadino di Campagna, che durante l’occupazione nazista, si adoperò per salvare la vita a numerosi Ebrei e a tanti perseguitati durante la Seconda guerra mondiale.
Anniversario significativo per il territorio salernitano ed in particolare per la città di Campagna che ospitò ben due campi di internamento durante il fascismo. Città, Campagna, che è stata anche la terra del vescovo monsignor Giuseppe Maria Palatucci e del nipote, il questore di Fiume, Giovanni Palatucci, che durante lo sterminio nazista, misero in salvo centinaia di ebrei internati nei campi di concentramento tanto da diventare oggi, la città della Memoria e della Pace.
Un messaggio di pace e di speranza per combattere l’odio crescente nella società moderna che nega gli orrori delle foibe quello lanciato dal sindaco Roberto Monaco: “La parola- ha spiegato il primo cittadino – è lo strumento che abbiamo per mostrare i nostri sentimenti. A chi vi fa dono di dedicarvi la parola- ha spiegato- non dategli mai l’indifferenza”.
Poi il collegamento del sindaco ad un tratto del romanzo I promessi sposi di Alessandro Manzoni: “Come Dio ci può dare il pane se siamo capaci di questa crudeltà? Siate – ha concluso Monaco, rivolgendosi agli studenti – i partigiani della pace”.
Un momento intenso che ha commosso tutti e che è proseguito sulle note musicali suonate dagli studenti del liceo musicale di Campagna, nella sala convegni dell’unico museo della Memoria campano. A rivolgersi alla platea, anche il prefetto di Salerno, Francesco Russo: “La colpa degli italiani durante le foibe fu quella di essere italiani e per questo motivo, essere destinati a morire – ha spiegato – una tragedia sfociata da sentimenti di odio e di indifferenza. Ciò che ricordiamo oggi-ha detto – è una persecuzione che è esistita, una forma di pulizia etnica sulla quale per troppo tempo c’è stato l’oblio. Per questo-ha concluso il Prefetto – è necessario costruire quel pensiero libero, che poggia le sue basi sullo studio della storia, dell’informazione vera e del contrasto all’ignoranza e alla violenza perché una conoscenza della storia, sgombra da ogni tipo di condizionamento, evita che si possano ripetere fatti così gravi come quelli che ricordiamo oggi”.
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